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Ricerca di personale tra raccomandazioni, difficoltà in uscita e calo delle capacità tecniche

Come chi mi segue su Linkedin probabilmente sa,

MICROingranaggi è alla ricerca di un operatore torni CNC per macchine da barra multiassi.

Operazione semplice? Assolutamente no, perché trovare personale tecnico specializzato è davvero molto difficile (argomento che abbiamo già toccato più e più volte). Il che mi riporta inevitabilmente a riflettere ancora una volta sul tema della ricerca di personale (specializzato e non).

Molti imprenditori – o comunque, più in generale, molti datori di lavoro italiani – hanno la tendenza a fidarsi poco di chi non conoscono e preferiscono assumere persone raccomandate da colleghi, amici, conoscenti o parenti.
Io credo che questa pratica sia frutto dell’esasperazione del conflitto dipendente-azienda che si è venuto a creare negli ultimi anni e che ha, a mio avviso, male interpretato la tutela del dipendente (soggetto notoriamente più debole), instaurando un clima molto teso e preoccupante per le aziende.

Il rischio infatti che corre un’impresa di assumere persone incompetenti o, peggio, la forte difficoltà che, il più delle volte, riscontra in fase di uscita di questo o quel dipendente ha creato il “falso credo” che le persone raccomandate siano più affidabili, quando in realtà non è affatto così (anzi, a volte è proprio il contrario).

Ci sono diversi paesi, come gli USA o banalmente la vicina Svizzera, dove il rapporto di lavoro, pur essendo regolato da norme ben precise, può essere interrotto senza eccessive limitazioni. E, non a caso, sono proprio questi paesi ad avere un tasso di disoccupazione molto basso o perlomeno in forte diminuzione (proprio grazie a questa grande flessibilità da entrambe le parti).

Tornando a parlare di personale specializzato, la mia impressione – avvalorata da quello che sento dire da chi si trova in situazioni analoghe a quella di MICROingranaggi – è che

stiamo assistendo a un calo generalizzato di capacità tecniche.

Calo derivante in parte da un problema di formazione scolastica, e in parte da un differente modus operandi delle imprese.
Mi spiego meglio. Una volta quando, per esempio, al responsabile di un ufficio tecnico mancavano dieci anni alla pensione, gli veniva affiancato un giovane professionista affinché potesse formarlo a dovere. Questo significava che per quei dieci anni l’azienda doveva sì pagare due stipendi invece che uno, ma – al tempo stesso – poteva contare, per i trent’anni successivi, su un nuovo responsabile tecnico preparato e capace al momento del pensionamento di quello precedente.
Pratica che oggi per svariate ragioni non viene più seguita.

Secondo voi perché?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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