Caro energia, dove intervenire e su cosa investire

“Il modo migliore per intercettare sprechi, accensioni inutili, atteggiamenti non coerenti con le necessità produttive è quello di adottare una maggiore consapevolezza di quanto si sta consumando“. Un consiglio semplice quello di Renato Ornaghi – esperto in materia di energia e CEO di Energy Saving SpA – ma tutt'altro che scontato e che consente di ottenere un risparmio energetico anche del 5-10%. Lo abbiamo intervistato per capire dove le imprese del manifatturiero oggi dovrebbero intervenire e investire per far fronte alla crisi energetica.

Caro energia, intervista al Vicedirettore Generale di A.P.I.

Essere associati A.P.I. ormai da diversi anni ci offre il grande vantaggio di avere un dialogo privilegiato con alcuni importanti esperti su temi chiave. È il caso di Alberto Conte, Vicedirettore Generale di A.P.I. nonché responsabile del Servizio Energia, a cui abbiamo chiesto una opinione sulla situazione energetica attuale, oltre che qualche utile consiglio pratico.

Scegliere di lavorare in una realtà grande e nota è sempre la soluzione migliore?

Penso che nella piccola-media impresa ci siano più opportunità di crescita professionale rispetto all'azienda grande e nota. Ma anche un ambiente più familiare e quindi – se vogliamo – un po' più di umanità. Credo anche, però, che l'azienda medio-piccola dovrebbe cercare – per quanto possibile – di imparare dalle grandi per quel che riguarda la qualità del lavoro.

Nei primi mesi del 2022 i costi di energia sono suppergiù triplicati rispetto allo scorso anno. E il peggio deve ancora arrivare

Uno dei problemi più grandi è che però questa crisi energetica non riguarda tutti i paesi. Ciò significa che moltissime aziende non possono girare gli extra costi sui clienti in quanto le commesse verrebbero annullate e girate verso fornitori di altri stati dove questi extra costi non ci sono.

Sono saltati tutti gli schemi

La crisi delle materie prime è rimasta e continua a essere alla base di tanti guai per noi produttori, ma non è più un fattore straordinario. È diventato qualcosa che ormai fa parte della routine quotidiana. È una condizione di cui inevitabilmente si deve tener conto, seppur nella consapevolezza che stravolgerà tutto il resto.

I robot collaborativi nelle fabbriche

Un robot industriale di tipo tradizionale è – secondo gli standard ISO – un robot multifunzione e riprogrammabile. Ma poi nella pratica non è così e in genere nasce e muore svolgendo la stessa funzione. La robotica collaborativa, al contrario, nasce per massimizzare la facilità d'uso e di riprogrammazione. Ed è proprio su questo asse che vince rispetto alla robotica tradizionale. Ne abbiamo parlato con il professor Andrea Zanchettin del Politecnico di Milano.

Il problema da porsi non è tanto cosa fare adesso. Il pensiero dovrebbe essere cosa fare dopo

Dobbiamo avere un po' di fiducia e di positività e pensare che non sta finendo il mondo e che magari – neppure fra troppo tempo – si riesca a venirne fuori. Ciò significa che, arrivati a quel punto, se avrò già una strategia ben delineata, allora avrò davvero già messo le basi per ripartire. E appena la ripresa ci sarà (perché prima o o poi accadrà), allora sarò più rapido dei miei competitor.

Aumentare la capacità produttiva non è così immediato. La velocità di reattività è tutto

Nel nostro settore fare un investimento va ben oltre il semplice acquisto di una macchina. Ciò significa che quanto più si è attenti a percepire le variazioni di mercato e quanto prima si riesce a capire qual è la direzione, tanto prima si potrà a essere realmente attivi. Non posso comprimere i tempi di consegna di una macchina, ma se ci metto già io a tanto tempo a decidere, quello è tempo perso.

Perché una lavorazione come la tornitura è così basilare nella produzione di ingranaggi?

L'accuratezza costruttiva di ciascun pezzo tornito contribuisce notevolmente alla realizzazione di una dentatura di qualità e una eccessiva aggressività in fase di asportazione della barra di metallo può generare tensioni residue sul pezzo che vengono poi rilasciate nelle lavorazioni successive creando deformazioni irrimediabili sui pezzi prodotti