Succede spesso che nuovi clienti si rivolgano a MICROingranaggi con l’approccio che si ha con un mero costruttore di ingranaggi: io ti do il disegno e tu mi produci il pezzo. Poi, tra una discussione e l’altra, scoprono che possiamo offrire un altro tipo di supporto. Collaborando con il loro ufficio tecnico, possiamo – per esempio – lavorare per migliorare una trasmissione, rendendola più silenziosa, più efficiente, più piccola, o anche più economica (intervenendo sull’industrializzazione del prodotto). E, soprattutto, scoprono che possiamo occuparci dell’assemblaggio di assiemi e sottoassiemi, gestendo, di fatto, il prodotto nella sua catena totale (che poi altro non è che l’offerta verticalizzata di cui parlavo qualche mese fa).
Sono partito da questa premessa, perché penso sia importante fare chiarezza su
alcune regole che ritengo imprescindibili.
Regole prettamente legate a questi temi, ma che, talune volte, non sono del tutto chiare ai clienti (o potenziali tali).
Vi faccio un esempio pratico. Tempo fa siamo stati contattati da un’azienda che aveva bisogno di un gruppo assieme assemblato. E fin qui nulla di strano. Quello che però ci hanno chiesto in prima battuta è stato di dare un prezzo anche a ciascuno dei singoli componenti, parte dell’assieme.
Ed ecco qui il primo punto che credo sia importante chiarire:
se quello di cui si ha bisogno è un gruppo assieme assemblato, ciò che è importante sapere è il costo del gruppo assieme assemblato, e non quello dei singoli pezzi che lo andranno a comporre.
Perché dico questo? Dico questo perché è possibile che il cliente in questione, avendo in chiaro il prezzo di ciascun componente, cerchi (e riesca anche a trovare) fornitori in grado di offrire prezzi più bassi e decida di rivolgersi a loro per l’acquisto di talune di quelle componenti con l’obiettivo di ridurre all’osso i costi finali del gruppo assieme assemblato.
Ma se il capo commessa – nonché responsabile della fornitura di un gruppo assieme assemblato – sono io, sempre io dovrò essere a qualificare ciascun fornitore coinvolto nella costruzione di tale assieme.
Se non altro perché, in caso contrario, chi mi garantisce che i pezzi acquistati da un fornitore non testato né selezionato da me siano esattamente quello che mi serve e, soprattutto, che siano prodotti di qualità?
Perché, ed ecco il secondo punto che mi preme chiarire,
è un errore clamoroso pensare che il disegno tecnico sia la carta d’identità di un prodotto e che tutti i fornitori siano in grado di produrlo allo stesso modo.
Sono infinite le informazioni che possono non venire indicate in un disegno tecnico. Pensate, per esempio, alle finiture superficiali, o ad alcune tolleranze geometriche, oppure – nel campo degli ingranaggi – ai gradi di qualità che spesso non vengono indicati. E via dicendo.
Mi vengono in mente i famosi disegni incompleti di cui parlavamo tempo fa.
Ma a quel punto, in caso di errore nel gruppo assieme finito, sono io capo commessa il responsabile di tale fornitura, anche se a sbagliare è stato qualcun altro…