Se da una parte Alberto Conte, Vicedirettore di A.P.I. aveva sottolineato quanto le imprese, da qui in avanti, non possano permettersi di non tener conto dei risparmi in efficienza energetica a causa dei livelli esponenziali che stanno raggiungendo i costi dell’energia, è l’ingegner Renato Ornaghi, esperto in materia e CEO di Energy Saving SpA (associata A.P.I.), a entrare nel vivo di quello che le aziende potrebbero fare nel concreto per far fronte al complesso momento.
“Essendo imprevedibile, lo scenario attuale impone grande attenzione e cautela, poiché non si sa quanto permarrà questo clima di prezzi elevati (per non dire insostenibili) per molte filiere produttive”, ha sottolineato.
Dopo aver seguito un interessante webinar che l’ingegner Ornaghi ha tenuto di recente proprio in MICROingranaggi, abbiamo deciso di coinvolgerlo per pubblicare anche su MICROjournal il suo punto di vista e, soprattutto, i suoi preziosi consigli in materia di risparmio energetico.
Ingegner Ornaghi, qual è il suo punto di vista in merito alla situazione attuale?
“Purtroppo, lo scenario è alquanto nebuloso, poiché figlio di una situazione geopolitica tutt’altro che definita e chiara, ma anche di uno shortage di materie prime che di fatto ha determinato un rialzo quasi strutturale dei prezzi del metano, che – come ben sappiamo – porta con sé una serie di altri costi (primo fra tutti quello dell’elettricità), nonché quelli del petrolio, seppur non abbia patito dinamiche di crescita a tripla cifra. Lo scenario attuale impone grande attenzione e cautela, poiché non si sa quanto permarrà questo clima di prezzi elevati, per non dire insostenibili per molte filiere produttive.
A questo si aggiunge il fatto che, anche qualora finisse il conflitto tra Russia e Ucraina e quindi si tornasse a una situazione di equilibrio, difficilmente i valori di mercato torneranno a quelli pre-crisi energetica. Ci si aspetta un prezzo a regime che sarà indicativamente il doppio di quello che pagavano prima le imprese. Questo significa che le aziende dovranno necessariamente adottare politiche strategiche più strutturate in materia di energia”.
Ottimizzazione dell’uso delle risorse e drastica riduzione degli sprechi: da cosa dovrebbero partire, secondo lei, le imprese?
“Il mio consiglio è, prima di tutto, quello di adottare consapevolezza di quanto si sta consumando, andando ad analizzare ora per ora, in ogni giorno della settimana, quali sono le proprie necessità energetiche. Potrà sembrare banale, ma spesso le imprese non hanno idea di quanto e in quali ore consumino e questo è il modo migliore per intercettare sprechi, accensioni inutili, atteggiamenti non coerenti con le necessità produttive.
La diagnosi energetica è quindi sicuramente lo strumento principe, che noi consigliamo vivamente a tutte le imprese. Diagnosi energetica che può essere comparata con un check up di salute, considerando l’azienda come un organismo vivo, che può essere sano o avere dei margini di miglioramento.
A livello pratico si traduce in una operazione di analisi strutturata dei singoli macchinari e tecnologie presenti in azienda, con l’obiettivo di individuare laddove vi è margine in termini di efficienza energetica, proponendo degli interventi migliorativi e indicando sia i costi connessi a ciascuna soluzione sia il risparmio energetico ottenibile, che poi è anche quello economico.
A valle di tutto questo, è inoltre necessaria anche una campagna di sensibilizzazione all’interno della struttura produttiva circa il corretto utilizzo dei macchinari: quindi corretti spegnimenti, corrette manutenzioni e via dicendo, così da diffondere all’interno dell’organizzazione un clima di attenzione estrema.
Un atteggiamento di questo genere in azienda può dare un risparmio energetico nell’ordine del 5/10%”.
Una volta acquisita una giusta consapevolezza di quanto si sta consumando, quali dovrebbero essere, secondo lei, gli investimenti in ambito energetico che le aziende dovrebbero seriamente valutare in questo momento?
“Un’azione estremamente importante è quella di portare efficienza nei macchinari e nelle tecnologie presenti in azienda, dando priorità alle soluzioni che si possono realizzare in tempi brevi. Mi riferisco per esempio a illuminazione, compressori, eventuali chiller, motori elettrici installati sulle macchine e via dicendo.
Ovviamente ogni tecnologia ha un suo margine di miglioramento in termini di risparmio energetico, e questo significa che di conseguenza ogni singola situazione dovrà essere validata con una specifica analisi sul campo.
In termini generali posso dire che grazie alla tecnologia led, per esempio, i consumi elettrici per illuminazione si possono più che dimezzare. Un compressore può arrivare anche a un 30% di risparmio se inverterizzato, così pure le macchine per la produzione del freddo. I motori elettrici ad alta efficienza possono arrivare a far risparmiare tra un 15% e un 30% dei consumi.
Il margine di manovra in ciascun ambito dipenderà molto anche dalla vetustà di ogni singola tecnologia presa in esame.
Inutile dire che non si può arrivare a ridurre totalmente i consumi energetici, ma la cosa interessante è che la ricerca ha fatto passi molto importanti in questi ultimi anni; penso, per esempio, all’ambito delle presse per pressofusione, per stampaggio plastica, dove la tecnologia elettromeccanica ha di fatto soppiantato quella idraulica, dando risparmi a due cifre molto interessanti e tali da essere presi seriamente in considerazione.
L’elemento un po’ più critico è naturalmente che tutti gli interventi in efficienza hanno un costo. Salvo forse che per quel che riguarda le norme comportamentali. Va tenuto presente, però, che qualsiasi intervento di efficienza oggi si ripaga in tempi radicalmente più bassi rispetto a quanto invece sarebbe accaduto anche solo un anno fa. E questo è forse uno dei pochi aspetti positivi che la crisi energetica sta portando”.
E le fonti rinnovabili che ruolo giocano?
“Uno degli interventi che tipicamente consigliamo è proprio quello relativo all’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Quasi tutte le aziende hanno una superficie coperta utile che può essere valorizzata per produrre energia elettrica da solare. La produzione fotovoltaica è gratuita, fatta eccezione che per le spese per l’installazione dell’impianto. La notizia interessante è che oggi, con i costi attuali dell’energia, un impianto fotovoltaico si ripaga in tre/quattro anni.
Ciò significa che se prima tante imprese avevano preso in considerazione questa opzione senza però poi approfondirla perché i tempi di recupero dell’investimento erano decisamente più lunghi, oggi – a fronte dell’attuale scenario – l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, da fotovoltaico va decisamente considerata perché da un lato si ripaga in fretta e, dall’altro, mette in sicurezza una bella quota di energia necessaria alla produzione. Senza contare il contributo in termini di sostenibilità ambientale, che oggi purtroppo sembra essere passato in secondo piano”.