Cosa evitare in tempi di crisi – parte seconda

Questa è la seconda parte di un decalogo anti-crisi, nato da una analisi effettuata da alcuni economisti che, dopo aver analizzato il comportamento di imprenditori e manager, si sono resi conto che alcuni errori sono ricorrenti.

La settimana scorsa ci siamo lasciati elencando cinque comportamenti da evitare in tempi di crisi per non rischiare di arrivare a un punto di non ritorno.
Riassumendo:
1. NON IGNORARE I PRIMI SINTOMI
2. NON NAVIGARE A VISTA
3. NO ALL’ANSIA DA FATTURATO
4. NON PERDERE DI VISTA I FLUSSI DI CASSA
5. LA RISERVA DI CASSA È UNA NECESSITÀ

Ma, come abbiamo detto nel post precedente, gli economisti indicano altre cinque regole importanti.

6. NON CONTARE SOLO SUL CREDITO BANCARIO
Sicuramente il credito bancario può tornare utile quando le vendite e i margini calano e, al tempo stesso, l’insolvenza aumenta. È sempre meglio, però, non esagerare: questo tipo di prestito infatti è revocabile senza preavviso e, se ciò avviene, rischia di innescare un circolo vizioso pericoloso dovuto, per esempio, a un fisiologico blocco degli approvvigionamenti per mancanza di liquidità con tutto ciò che ne consegue.
Inoltre, anche se sembra banale sottolinearlo, diventa difficile di fronte a una minaccia di revoca chiedere la ridiscussione del credito per dilazionarlo nel tempo. Le banche riconoscono efficacemente i sintomi di una crisi e la necessità di una ridiscussione sarebbe proprio il campanello di allarme per una possibile insolvenza.

7. MAI PERDERE DI VISTA LA REALTA’
Essere ottimisti è certamente d’aiuto, l’importante però è che un ottimismo eccessivo non faccia perdere di vista la realtà. Possibili imprevisti – come la perdita di un grosso cliente o l’aumento dei costi della materia prima – con tutto ciò che ne potrebbe conseguire devono sempre essere messi in bilancio. In questo modo, infatti, è possibile individuare e mettere in atto possibili contromisure.

8. CIRCONDARSI SOLO DI BRAVI CONSULENTI
Dobbiamo essere in grado di riconoscere i nostri limiti personali e di capire fino a dove possiamo arrivare contando solo sulle nostre forze e quando, invece, dobbiamo lasciarci dare una mano da chi è più esperto di noi in materia. Questo vale per tutti gli ambiti, quello economico-gestionale compreso. Attenzione però alla scelta del consulente o collaboratore a cui affidarsi. A volte chi più spende (prima) meno spende (poi)…

9. DELINEARE UNA STRATEGIA DI GESTIONE DEI RAPPORTI CON LE BANCHE
Non sempre le aziende, specie quelle più piccole, hanno una conoscenza approfondita delle dinamiche bancarie e così, in molti casi, finiscono per diventare vittime di comportamenti che non comprendono. Questo non deve capitare. La conoscenza è fondamentale, soprattutto per pianificare una strategia gestionale adeguata anche con le banche che spesso sono uno dei fornitori strategici dell’impresa.

10. LA CENTRALE DEI RISCHI VA CONSULTATA
Non va sottovalutata un’analisi periodica della Centrale Rischi, il sistema informativo sulla posizione creditizia delle realtà che ricorrono al credito, che consente di venire a conoscenza non solo della situazione dei nostri clienti, ma anche di eventuali segnali di allarme sulla propria reputazione finanziaria.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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