Sono tante le aziende che tornano a valutare seriamente fornitori più vicini

Il mercato oggi è sempre più volubile, meno lineare e le previsioni di vendita – di conseguenza – sempre più difficili da fare. Ma se un fornitore è vicino e parla la stessa lingua (in senso lato), allora diventa più semplice contrattare anticipi e pagamenti vari in funzione delle oscillazioni del mercato. E lo stesso vale per le tempistiche produttive e di consegna della merce. Inoltre…

Da ormai alcuni mesi a questa parte mi sono reso conto – e sono quasi certo di non essere l’unico a fare questo ragionamento – che

gli scambi commerciali con paesi molto lontani (penso alla Repubblica Popolare Cinese, per citarne uno a caso) non lasciano più pienamente soddisfatto nessuno. Risulta anche a voi?

Come sappiamo bene, per moltissimi anni fornitori provenienti da paesi come la Cina sono stati uno dei principali punti di riferimento di tante aziende per l’acquisto di diverse tipologie di prodotto a basso costo e non (componentistica meccanica inclusa).
Ecco, la mia impressione è che ora questa dinamica stia cambiando velocemente e che

tante aziende siano tornate a valutare seriamente fornitori più vicini.

Il forte incremento di richieste che MICROingranaggi – così come molte altre imprese simili a noi – ha ricevuto in quest’ultimo anno ne è la prova tangibile. Se a ridosso dell’estate 2020 avevamo preparato suppergiù 200 offerte, prima dell’estate 2021 ne abbiamo emesse almeno 300.
E, attenzione, parlo proprio di offerte perché a fronte di un fisiologico calo di fatturato del 2020, il numero di richieste era rimasto pressoché invariato rispetto agli anni precedenti, o comunque solo leggermente inferiore.

Ma perché questa inversione di tendenza? Per il Covid, verrebbe da rispondere istintivamente.
Ecco, l’emergenza sanitaria – a parer mio – in qualche modo c’entra; sicuramente ha dato una bella spinta ad alcune nuove dinamiche, ma non è l’unica ragione, né la più importante.
Sono altri i fattori determinanti. Penso, ad esempio, alla difficoltà di scovare, in un mercato immenso, aziende in grado di fornire prodotti affidabili e di qualità e, allo stesso tempo, lotti produttivi limitati nella quantità tipici del nostro mercato. Le politiche nazionali poi – com’è noto – sono spesso fortemente limitanti. Senza contare tutte le difficoltà legate alla lingua e alla cultura diverse, che in un modo o nell’altro finivano per causare innegabili problemi di comunicazione (che si ripercuotevano sul lavoro).

Ma se prima i costi – da sempre il cavallo di battaglia dei fornitori cinesi – potevano essere un buon incentivo a superare tante difficoltà, oggi non lo sono più, perché sono aumentati notevolmente rispetto a un tempo. Fattori come il grande aumento dei prezzi dei trasporti nell’ultimo anno, il problema dei ritardi nelle spedizioni (dovuto alla mancanza di container e di navi), e l’episodio – non trascurabile – della Evergreen hanno innescato riflessioni importanti nell’analisi dei rischi. Se poi aggiungiamo il discorso legato alla distanza fisica che – come stiamo vedendo chiaramente in questi ultimissimi mesi – può diventare un problema non indifferente, ecco spiegato perché sempre più imprese oggi hanno deciso di orientarsi su fornitori più vicini.

Il mercato, inoltre, oggi è sempre più volubile, meno lineare e le previsioni di vendita – di conseguenza – sempre più difficili da fare. Ma se un fornitore è vicino e parla la stessa lingua (in senso lato), allora diventa più semplice contrattare anticipi e pagamenti vari in funzione delle oscillazioni del mercato. E lo stesso vale per le tempistiche produttive e di consegna della merce.

E infine pensiamo allo sviluppo di un articolo nuovo. Come molti di voi sapranno, è necessario un periodo di messa a punto, di testing, di prove vita. Tutti passaggi che possono “filare lisci”, ma anche richiedere interventi in corsa. Interventi che – chiaramente – sono più semplici da apportare se un fornitore è a due passi o poco più.

Siete d’accordo?
Sarei curioso di conoscere la vostra esperienza a riguardo…

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

Tutti i suoi articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli recenti

Come, quanto e quando possiamo fidarci di quello che fa l’AI?

La forza dell’intelligenza artificiale sta nella capacità di colmare alcuni gap che in modo naturale e inevitabile l’essere umano ha. Prima diventiamo consapevoli dei suoi punti di forza e impariamo a usarli a nostro vantaggio, meglio è. Si tratta di uno strumento a servizio della nostra competenza (che non deve mancare, ndr.)

Valore oltre il prodotto: perché raccontarlo fa la differenza

Nel mondo della meccanica di precisione, ciò che fa davvero la differenza non è solo il prodotto finale, ma tutto quello che c’è dietro: qualità dei processi, supporto tecnico, controllo, tecnologia e visione. Eppure, tutto questo valore rischia spesso di passare inosservato. Per questo oggi più che mai serve saperlo raccontare, anche nei settori più tecnici.

L’imprevisto può capitare. Dovremmo considerarlo come parte “fisiologica” dell’attività di un’impresa

Anche per questo, in MICROingranaggi, abbiamo scelto di adottare un approccio leggermente diverso da quello classico nella gestione delle consegne. Un approccio che ci sta già portando buoni risultati e che contribuisce a preservare quella serenità quotidiana che, in un contesto lavorativo, è fondamentale.