Quando soffia il vento del cambiamento…

In un post di qualche tempo fa scrivevo che bisognerebbe avere la capacità di prevedere quello che accadrà nel medio termine (cinque anni per quanto riguarda il settore degli ingranaggi) in modo da avere il tempo necessario per pianificare un nuovo investimento oppure per acquisire una tecnologia o un know-how e quindi spostarsi dove il mercato è più fertile. Mi sono reso conto però che, nonostante si senta parlare continuamente di cambiamento e innovazione, sono ancora molte le realtà italiane restie in questo senso. Posso capire che i cambiamenti spaventino, ma il più delle volte sono necessari. Questo vale sia a livello personale, sia – ancor di più – a livello professionale.
C’è un famoso proverbio cinese che riassume molto bene questo concetto: quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.

Mi capita spesso, giusto per fare un esempio, di avere a che fare con persone (quel che è peggio è che spesso si tratta di giovani), che si ostinano a non voler avere a che fare con le nuove tecnologie, e addirittura a volte se ne fanno anche vanto. A questo si aggiunge l’atteggiamento di lamentela costante che molta gente ha, ben descritto nel post di Barbara Gozzi pubblicato di recente su LinkedIn, che sostanzialmente dice che se le persone usassero buona parte delle energie che impiegano a lamentarsi per cercare di trovare una soluzione al loro problema guadagnerebbero molto di più e vivrebbero più serenamente.

Ora ipotizziamo di traslare atteggiamenti come questi all’ambito professionale. Frasi come Io ho sempre fatto così, non posso cambiare sono deleterie, e non possono fare altro che portare inevitabilmente al default.
In quasi tutti i settori accade, prima o poi, che un prodotto (o un servizio) che si è sempre venduto arrivi a non essere più richiesto dal mercato, oppure che continui a essere richiesto, ma con dinamiche completamente diverse. È probabile che questo sia capitato anche a voi, giusto?
Ecco, in questi casi il tempismo è fondamentale: prima ce ne rendiamo conto e prima troviamo un’alternativa, possibilmente cercando di anticipare nostri competitor.

È un po’ la storia di tutti, MICROingranaggi compresa. Noi siamo nati progettando e costruendo ingranaggi in metallo per contatori; dopo alcuni anni le componenti che venivano montate sui contatori dovevano essere di materiale plastico, fino ad arrivare al giorno d’oggi con ingranaggi sostituiti definitivamente da circuiti elettronici che si occupano di tutto. Se non ci fossimo affacciati su nuovi settori, avremmo chiuso.
Un prodotto, poi, non esce mai dal mercato dall’oggi al domani. C’è sempre parecchio margine per potersi muovere e trovare nuovi segmenti. L’importante è tenere sotto controllo le richieste del mercato: se diminuiscono, deve accendersi un campanello d’allarme perché è indice che qualcosa sta cambiando.
Per trovare nuovi segmenti è molto utile farsi guidare dai propri clienti. Spesso infatti accade che ci contattino perché hanno bisogno di prodotti specifici, aprendoci la strada verso nuovi comparti a cui magari non avremmo mai pensato di approdare.

Quindi, riassumendo, è importante:
– avere una visibilità a medio-lungo termine;
– mantenere un atteggiamento aperto, costruttivo e ben predisposto al cambiamento;
– guardare, ascoltare e prendere spunto da tutto quello che abbiamo intorno;
– trasformare le richieste che inizialmente possono metterci in difficoltà in opportunità di crescita.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

Tutti i suoi articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli recenti

Non è (quasi mai) solo una questione di prezzo. C’è qualcosa che pesa ancora di più

Vuoi per la lingua, per la cultura, o per una sorta di (in)conscio e istintivo senso di appartenenza, molti player della meccanica saranno disposti, se necessario, anche a spendere qualcosa in più pur di avere la certezza della qualità, dell’affidabilità e di un rapporto diretto con il fornitore che “parli la stessa lingua”, in senso lato. A due condizioni però: servizio e qualità devono esserci.

Una soluzione ideale per il settore agricolo

Compatto, silenzioso e affidabile, il nostro riduttore epicicloidale R35 è progettato per rispondere alle esigenze di un comparto che richiede soluzioni robuste ma leggere, capaci di mantenere precisione e continuità di funzionamento anche in condizioni difficili.

Un aiuto fiscale alle aziende fa sempre bene

Ma se parliamo di trasformazione digitale – con tutto ciò che il termine implica – serve la consapevolezza che non la si fa solo comprando macchine nuove, ma anche facendole dialogare tra loro, capendo cosa succede davvero in produzione e usando quei dati per lavorare meglio ogni giorno. E per fare tutto questo occorrono tempi tecnici fisiologici e non comprimibili.