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Organizzazione pratica interna: cosa non dovrebbe mai mancare in un’azienda?

Penso che ciascuno di voi abbia una risposta chiara e inequivocabile a questa domanda. Una risposta che deriva dalla propria esperienza e dal proprio modo di lavorare.
Bene, come penso possiate immaginare, ne ho una anche io. Seguite il mio ragionamento.

Oggi dobbiamo essere quanto più possibile multitasking, sia sul lavoro che nel privato.
Velocità di pensiero e azione sono prerogativa non solo delle nuove generazioni ma, chi più chi meno, un po’ di tutti coloro che vivono nella società contemporanea.
E qual è una delle conseguenza di tutti gli stimoli cui siamo costantemente sottoposti? Che immancabilmente ci rallentano, costringendoci a passare continuamente non solo da un’attività all’altra, ma anche da un’azione all’altra.

Quando pensiamo quindi a come meglio organizzarci sul lavoro (e se vogliamo anche nel privato),

la cosa più importante di tutte è – a parer mio – che dietro a ogni attività ci sia un metodo.

Vi sembra una considerazione banale? Bene, in realtà non lo è affatto, perché se questo non avviene (cosa che ahimè vedo succedere molto spesso), le conseguenze possono essere davvero poco piacevoli.

Vi faccio un esempio pratico. Come ben sapete MICROingranaggi si occupa della produzione di componenti meccaniche ed elettromeccaniche di precisione. Per ciascuno dei codici che realizziamo, siamo soliti redigere una scheda contenente una serie di informazioni essenziali (su che macchina è stato lavorato il pezzo e con quali impostazioni, ogni quanto e che cosa deve essere misurato e verificato in sede di controllo qualità, e così via). Ma perché lo facciamo? Perché, se non lo facessimo, ogni volta che avremmo a che fare con un codice prodotto già visto (o comunque simile), ci troveremmo a dover rifare gran parte del lavoro. Senza contare che aumenterebbe esponenzialmente la possibilità di errore.

Ora immagino che a molti di voi questa procedura possa apparire un po’ anomala, forse ad alcuni addirittura eccessiva, ma in realtà è una delle peculiarità basilari che, ormai da parecchio tempo, fa parte della nostra organizzazione e di cui andiamo molto fieri perché ci porta risultati preziosi.

Io sono dell’idea che questa stessa logica (quella della scheda prodotto) dovrebbe essere traslata su ciascuna delle attività che vengono svolte in un’azienda.

Chiunque lavori, in altre parole, deve avere un metodo. Un metodo che, naturalmente, deve essere funzionale e funzionante.

Dalla segretaria al magazziniere. Dal commerciale tecnico all’amministrativo. Fino al direttore generale.
Metodi come pianificare quotidianamente le attività giornaliere e organizzarle così da non rischiare di “perdere pezzi per strada”. Oppure come quello di lavorare per obiettivi, evitando quanto più possibile di saltare continuamente da un’attività all’altra, e così via.

Partiamo poi dal presupposto che difficilmente un metodo è perfetto, qualunque esso sia. In genere c’è sempre qualcosa che può essere migliorato.
Di metodi inoltre ce ne sono tanti e non è detto che tutti debbano usare lo stesso (anche se stiamo svolgendo la medesima attività): ciò che è più efficace per me, può non esserlo per te e viceversa. L’importante infatti è che il metodo scelto funzioni.

Lavorare con metodo permette di tenere sotto controllo tutta la nostra attività, oltre che di risparmiare molte risorse ed energia, e quindi anche tempo.
Vi pare così scontato?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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