La natura della nostra produzione predilige ancora la manualità dell’operatore. Almeno in parte

L’impiego di una linea di assemblaggio tradizionale, così come quello di un robot collaborativo, è giustificato solo in caso di serie medio grandi o almeno frequentemente ripetibili, oppure nel caso di operazioni fortemente usuranti o pericolose

Vi dico la verità: non sono mai riuscito a capire chi si ostina a non voler avere a che fare con le nuove tecnologie, visto che oggi è praticamente impossibile farne a meno.

Detto questo, mi sono fatto ugualmente una domanda. Domanda che mi piacerebbe girare anche a voi:

se pensate alla realtà in cui lavorate, intesa come insieme di singole attività che vanno a confluire nelle varie aree operative, c’è ancora qualcosa che funziona meglio se fatto “alla vecchia maniera”?

Ebbene, se penso alla mia azienda, se penso a MICROingranaggi, la risposta è sì. O, meglio, sì per il momento.

Come sapete, dalla fine del 2019 MICROingranaggi è diventata una fabbrica intelligente a tutti gli effetti, in linea con gli standard di Industry 4.0. Bene, questo passaggio ha modificato radicalmente processi e modus operandi di tutti i dipartimenti. O, meglio, di quasi tutti.

Se penso infatti a un reparto come quello dell’assemblaggio, vedo che il passaggio agli standard 4.0 non ha di fatto cambiato le sue attività. Le uniche differenze, rispetto a prima, riguardano una gestione più veloce degli ordini di produzione grazie al nuovo gestionale. Ma non perché un’operazione come quella del montaggio non possa essere automatizzata maggiormente;

è semplicemente la natura della nostra produzione che ancora predilige la manualità dell’operatore.

Qualche tempo fa scrivevo che le operazioni manuali di assemblaggio che i nostri operatori svolgono quotidianamente sono così tante (avvitatura, incollaggio, saldatura di cavi elettrici, posizionamento di guarnizioni o di connettori, lubrificazione, forzatura di boccole e cuscinetti, lettura o verifica dei valori indicati di una strumentazione …) che rendere operativo ogni volta un robot collaborativo per ognuna di tali mansioni richiederebbe delle attrezzature di presa o di collegamento meccaniche, pneumatiche, ottiche e via dicendo, che dovrebbero compensare le infinite possibilità della mente, dei sensi e della mano umana e che costituirebbero un costo da valutare molto attentamente. Soprattutto se si ha a che fare con lotti produttivi piuttosto piccoli.

Ribadisco quindi che:

in tema di assemblaggio per noi continua a prevalere la manualità dell’operatore,

In alcuni casi sono addirittura i clienti che ci richiedono la verifica visiva da parte del tecnico dell’operazione eseguita, attività che – volendo – potrebbe anche essere demandata a una telecamera, ma c’è un altro importante fattore da tenere in considerazione.

l’impiego di una linea di assemblaggio tradizionale, così come quello di un robot collaborativo, è giustificato solo in caso di serie medio grandi o almeno frequentemente ripetibili, oppure nel caso di operazioni fortemente usuranti o pericolose.

Quindi tornando alla domanda di partenza: c’è ancora qualcosa che funziona meglio se fatto “alla vecchia maniera”?

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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