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Dal settore Punti di vista

In quale direzione investire? I consigli del Direttore Generale di A.P.I.

Sostenibilità e intelligenza artificiale, ma anche formazione, HR e welfare per i dipendenti, soft skills e storytelling. Secondo Stefano Valvason sono queste le principali direzioni verso le quali dovrebbero guardare nel 2024 le aziende che vogliono investire.

Buon anno e buona ripresa a tutti!

Quando a fine dicembre ho incontrato il Direttore Generale di A.P.I., Stefano Valvason, abbiamo discusso anche di un altro tema molto caro a MICROingranaggi, quello degli investimenti. Uno dei compiti dell’Associazione di cui da anni facciamo parte è, infatti, proprio quello di indirizzare e accompagnare le scelte strategiche delle aziende in questo ambito.

In attesa, quindi, di tornare a parlare in concreto delle attività e dei progetti che abbiamo in programma per l’anno che è appena iniziato, vorrei condividere alcune considerazioni e riflessioni che ritengo molto interessanti.

Secondo Stefano Valvason

laddove c’erano e ci sono le premesse per poterlo fare, le due macro direzioni da intraprendere in questo momento in materia di investimenti sono intelligenza artificiale e sostenibilità.

Quindi, nella pratica, tecnologia finalizzata alla sostenibilità da un lato e, dall’altro, tecnologia digitale nell’ambito dell’intelligenza artificiale.
Per quel che ci riguarda, posso confermare che saranno proprio queste due macro aree a rivestire un ruolo chiave nel piano strategico 2024 di MICROingranaggi.

Secondo il Direttore Generale di A.P.I., però, ci sono altre direzioni imprescindibili verso cui le imprese che investono dovrebbero guardare.

Tematiche come la sostenibilità e l’intelligenza artificiale sono ormai all’ordine del giorno – pena la fuoriuscita dal mercato – ed entrambe avranno un impatto enorme sulla gestione dell’impresa “ideale” del futuro.

Ingegner Valvason, cosa pensa in particolare dell’intelligenza artificiale?
“Penso che in questo momento sia un oceano ancora da esplorare e comprendere. Sicuramente esistono soluzioni a misura di PMI che possono essere adottate dalle nostre aziende, ma bisogna capire esattamente che cosa fare e come. È necessaria una strategia e ancor prima una visione sul futuro della propria azienda.
Nel programma di lavoro 2024 di A.P.I. abbiamo già delle linee guida molto chiare in materia di sostenibilità – quindi cosa fare, con quali strumenti, quali vantaggi per le imprese associate, come promuovere le azioni di sensibilizzazione e verso quali aziende veicolarle – mentre molto diverso è il discorso legato ai temi dell’intelligenza artificiale.
Organizzeremo webinar, faremo azioni di sensibilizzazione, ma – più di ogni altra cosa – impiegheremo il 2024 per approfondire e inquadrare meglio queste tecnologie, ma soprattutto le opportunità e le soluzioni a disposizione”.

E oltre a sostenibilità e AI, in quali direzioni dovrebbero guardare, secondo lei, le imprese che voglio investire?
“Le altre direzioni verso cui stiamo spingendo un po’ tutte le imprese sono flessibilità, HR e welfare per dipendenti, formazione, soft skills e storytelling”.

Interessante! Ci può spiegare meglio?
Partiamo dalla prima: flessibilità e welfare dei dipendenti…
“Consideriamo cruciale investire in settori chiave come il benessere dei collaboratori – a partire dalla conciliazione vita lavoro, ad esempio attraverso strumenti come lo smart working nelle aree aziendali dove è applicabile – per due motivi fondamentali. Innanzitutto, miriamo ad aumentare l’attrattività delle imprese nelle nuove assunzioni. Inoltre, questo approccio consente al tempo stesso di trattenere a lungo termine i talenti che già lavorano per le imprese. Voglio ricordare, infatti, che un collaboratore valido è una risorsa sempre più rara, che deve essere quanto più possibile valorizzata e sostenuta per garantire la crescita e la prosperità a lungo termine di ogni organizzazione”.

E come avete visto reagire le imprese di fronte a questo input?
“Quando abbiamo iniziato a parlare seriamente di strumenti come lo smart working con le realtà che costituiscono la nostra base associativa, abbiamo notato qualche resistenza da parte degli industriali, ma sostanzialmente perché abituati all’aspetto fisico del lavoro: macchinari, capannone e lavoratore in azienda.
Come per tanti altri ambiti, anche l’introduzione dello smart working richiede, infatti, una sorta di cambiamento culturale, proprio perché si rende necessaria l’interiorizzazione dell’idea che il collaboratore lavori senza che l’imprenditore lo veda. E questo è tutt’altro che banale. Chiaro è anche che, affinché lo smartworking funzioni davvero, è necessario strutturarsi con degli indicatori finalizzati a misurare l’avanzamento dei processi e la produttività del lavoratore anche quando non è in azienda.
Ci è voluto un po’, ma devo dire che questa modalità di lavoro agile sta prendendo sempre più piede nelle realtà della nostra base associativa, generando, infatti, un impatto positivo con conseguente aumento del benessere e della produttività”.

A cosa si riferisce, invece, quando parla di soft skills?
“In moltissime aziende ci sono persone di nazionalità ed etnie completamente diverse, così come coesistono generazioni molto distanti le une dalle altre. Ecco, riteniamo che anche la gestione di questa eterogeneità culturale e generazionale non debba essere sottovalutata. Quando parlo di soft skills mi riferisco, quindi, principalmente alla capacità di ascolto e a quella di lavorare insieme in modo efficace attraverso l’ausilio di metodi strutturati messi a punto da esperti in materia proprio con questo scopo.
Tutte queste competenze non devono essere date per scontate; bisogna investire in questa direzione e in particolare nella formazione, degli imprenditori stessi e dei collaboratori, affinché siano in grado di gestire in maniera efficacie certe dinamiche sempre più complesse e diffuse”.

Da tanti anni MICROingranaggi dedica risorse allo storytelling e MICROjournal ne è una dimostrazione pratica. Qual è la ragione per la quale, secondo lei, ogni impresa dovrebbe investire in questa direzione?
“Abbiamo delle aziende che sono eccellenze nel campo in cui operano, ma spesso quello che fanno non è noto neppure nel loro “quartiere”. E non mi riferisco solo alla qualità dei loro prodotti, ma anche alla qualità dei processi tecnologici, alla sostenibilità e all’attenzione che hanno per il personale. È per questo che riteniamo ci sia tanto da raccontare. Senza dimenticare l’importanza che ha la comunicazione e il racconto dell’impresa per la visibilità sulle nuove generazioni e, quindi, l’attrazione dei giovani.
Purtroppo, spesso accade che la piccola media impresa venga vissuta come un qualcosa di arretrato e che non funziona bene, quando in realtà non è affatto così. Anzi! Sono industrie moderne e proiettate al futuro dove le persone sono al centro e hanno la possibilità di essere parte di un progetto e “viverlo attivamente”. Dobbiamo lavorare anche per modificare pregiudizi sbagliati che spesso ci sono nei confronti di tante realtà produttive del nostro Paese”.

di Marco Garavaglia

Approdato ufficialmente in MICROingranaggi dopo un percorso formativo e professionale nell’ambito del business management, oggi è il Sales and Marketing Manager dell'azienda.
L'impegno costante e la dedizione nell'ottica di un miglioramento continuo, per Marco, non deve essere solo nell’ambito di prodotti e servizi, ma anche delle condizioni di lavoro, della sicurezza, della sostenibilità e del benessere dei dipendenti.

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