Il settore della meccanica e il grande gap tra analogico e digitale

Nel settore della meccanica, quando ci sono dei progetti in corso in cui si deve investire, la gente ha voglia di guardarsi negli occhi e la concreta necessità di ragionare con dei pezzi di ferro in mano

Ora, in un anno molto particolare, in cui l’Italia ha fatto un enorme passo avanti dal punti di vista digitale, in cui tanti commercianti sono passati alle vendite online (inclusi quelli che non avrebbero mai pensato di farlo realmente), in cui la gran parte delle riunioni operative è passata a Teams&Co e in cui tante fiere hanno trovato una sorta di loro alter ego digitale (vedi la recente MECSPE Connect o SPS Italia Digital Days), ci ho pensato su.

E non so dire se è prerogativa del nostro settore specifico, o se è la mentalità delle persone che vi lavorano, ma la mia impressione è che

nel comparto della meccanica, quando ci sono dei progetti in corso in cui si deve investire, la gente abbia voglia di guardarsi negli occhi e la concreta necessità di ragionare con dei pezzi di ferro in mano.

Forse in altri settori è diverso e magari una fiera digitale può funzionare e sostituire in tutto e per tutto quella tradizionale, ma nel nostro comparto mi sembra poco efficace.
Quando facciamo una fiera abbiamo, all’interno del nostro stand, delle vetrine in cui esponiamo i pezzi. Magari potrà sembrare esagerato a chi non è del settore, ma non avete idea di quanta gente ci chieda di tirare fuori i pezzi per averli in mano, per poterli toccare.

E poi pensate a tutto ciò che passa emotivamente attraverso il contatto umano.

È molto più facile comunicare il valore dei propri prodotti quando si è faccia a faccia nella stessa stanza. E, allo stesso modo, l’empatia è difficile da trasmettere con il filtro di uno schermo del computer.

Vi faccio un esempio.
Qualche giorno fa ho avuto una call con una azienda a cui ci siamo rivolti perché stiamo valutando l’acquisto di un nuovo impianto. Dopo una lunga chiacchierata via Teams, il mio interlocutore si è “trasferito sul suo smartphone” ed è sceso in officina per farmi vedere una serie di particolari dell’impianto di cui stavamo parlando.
Ecco, questo approccio è stato davvero molto comodo, perché l’azienda di cui sto parlando si trova a centinaia di chilometri di distanza dal nostro stabilimento di Buccinasco e, senza muovermi dal mio ufficio, sono riuscito a vedere tutto ciò che dovevo, restando – una volta concluso – soddisfatto dell’incontro.

C’è però una particolarità: l’esempio che ho appena fatto riguarda un’azienda che conosco da oltre 15 anni e pertanto già sapevo che si trattava di una realtà seria e affidabile, e già conoscevo la qualità dei suoi prodotti.
Avevo, in altre parole, già fatto una prima valutazione. Ma sarebbe stato lo stesso se quello via Teams fosse stato un primo incontro conoscitivo? Io qualche dubbio ce l’ho.

Poi certo, come in tutte le cose, è probabile che nel tempo ci saranno evoluzioni in favore del digitale anche per questi aspetti del settore della meccanica – pensate solo a quanto è cambiata l’abitudine all’acquisto online in pochissimo tempo – ma, per quel che ci riguarda, credo ci sia ancora parecchia strada da fare…

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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