Direi che, da quando sono a capo di MICROingranaggi (quindi dal 1984), questo è forse il periodo più complicato in assoluto. E lo dico perché, purtroppo, è come se fosse in corso un attacco, contemporaneamente su tutti i fronti.
Da una parte la pandemia.
Siamo ufficialmente fuori dall’emergenza sanitaria, ma il Covid c’è ancora e questo è innegabile. E Covid significa – oltre a tutta una serie di aspetti di carattere medico che ormai purtroppo abbiamo imparato a conoscere bene – che spesso ci si trova a dover gestire le assenze del personale interno e dei collaboratori esterni (la scorsa settimana, per esempio, abbiamo dovuto rimandare la manutenzione di una macchina perché il tecnico che se ne occupa era a casa in quarantena).
Dall’altra parte la guerra.
Credo e spero che quello che sta accadendo in Ucraina non degeneri in un conflitto mondiale, ma è comunque innegabile che le conseguenze – oltre alla drammatica devastazione che caratterizza ogni guerra – si faranno sentire forti e chiare anche qui sul piano economico.
Condivido la politica delle sanzioni, pur consapevole del fatto che comunque avrà ripercussioni non solo su chi ha contatti diretti con la Russia, ma anche su chi – come noi – ce li ha indiretti. E infatti abbiamo già ricevuto i primi annullamenti ordini dovuti proprio alle sanzioni.
Quindi pandemia, guerra, e poi, naturalmente, anche caro energia e crisi delle materie prime.
Ecco, è alla luce di tutto questo che dico che – da quando sono a capo di MICROingranaggi – stiamo vivendo in assoluto uno dei periodi più complicati.
Per come la vedo io, il problema da porsi non è tanto cosa fare adesso. Ora forse conviene davvero restare nell’angolo e incassare, contenendo quanto più possibile i colpi che arrivano da tutte le parti e mantenendo una parte della mente lucida e serena per poter ragionare su dove mettere le basi della ripresa.
Perché il punto è proprio questo:
il problema da porsi non è tanto cosa fare adesso. Il pensiero dovrebbe essere cosa fare dopo.
Dobbiamo avere un po’ di fiducia e di positività e pensare che non sta finendo il mondo e che magari – neppure fra troppo tempo – si riesca a venirne fuori. Ciò significa che, arrivati a quel punto, se avremo già una strategia ben delineata, se avremo già investito in tecnologia e/o in risorse umane, allora avremo davvero già messo le basi per ripartire. E appena la ripresa ci sarà (perché prima o o poi accadrà), allora saremo più rapidi dei nostri competitor.
Io sono sempre dell’idea che dopo una salita ci sia una discesa.
E poi, naturalmente, ci sarà una nuova salita e così via.
Perché è così che funziona.