Ed eccoci arrivati alla fine del 2023.
Quello che sta per concludersi è stato un anno speciale per MICROingranaggi, segnato dal nostro cinquantesimo anniversario.
Un anno positivo nel suo complesso, incentrato sull’innovazione interna, nuovi approcci al lavoro e un’attenta revisione dei nostri processi. Una conferma di quanto fatto sono le importanti certificazioni che abbiamo ottenuto in pochi mesi: la ISO 9100 per il settore aerospaziale e della difesa e la ISO 45001 per la gestione della salute e sicurezza sul lavoro, di cui vi parleremo presto.
Chiuderemo l’anno con una leggera flessione del fatturato (-5% circa), di cui non possiamo dirci contenti, ma che deve comunque essere letto in relazione al +30% del 2022, che ci aveva visti alle prese con una over-production non naturale e dovuta a un mercato ancora scosso dalla mancanza di materie prime.
Ma non voglio dilungarmi oltre su quello che è stato il 2023 di MICROingranaggi (non ora perlomeno) perché, proprio pochi giorni fa, ho fatto una chiacchierata molto interessante con il direttore generale di A.P.I. Associazione Piccole e Medie Industrie, Stefano Valvason, che vorrei condividere con voi. Uno scambio su quello che è stato l’ultimo anno del manifatturiero del nostro paese, con un focus sulla base associativa di A.P.I., che associa le PMI di alcuni distretti maggiormente produttivi della Lombardia e più virtuosi del nostro paese (Milano, Monza-Brianza, Sud Ovest di Milano, Lodi, Pavia e Bergamo), e di cui – da ormai diversi anni – facciamo parte anche noi.
Ingegner Valvason, ci può fare un quadro di quello che quello che è stato, in generale, l’anno che sta per chiudersi? Quali dinamiche avete visto innescarsi?
“Stiamo vivendo un periodo di grandi trasformazioni connesse ai cambiamenti climatici, alle transizioni digitale, ecologica e demografica, all’avvento dell’intelligenza artificiale, e all’instabilità geopolitica con conseguenti ricadute economico-finanziarie “ingombranti” come inflazione, aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia, nonché recessione di alcune economie nazionali (a partire da quella tedesca).
Dopo un 2021 e un 2022 particolarmente floridi, abbiamo visto le nostre imprese associate continuare con un trend positivo fino alla prima metà del 2023, per assistere poi – nella seconda parte dell’anno – a un rallentamento, dettato in gran parte dalla recessione del mercato tedesco e che ha coinvolto soprattutto le realtà del settore metalmeccanico.
A risentirne maggiormente sono state le imprese che più vulnerabili, con quindi una scarsa redditività o flussi finanziari critici. A queste si sono aggiunte anche le aziende gestite da imprenditori in età avanzata, senza possibilità di passaggi generazionali. Realtà che quindi si sono trovate in difficoltà, finendo – nel peggiore dei casi – a dover chiudere e, nei migliori, a essere acquisite da aziende di maggiore dimensione o da fondi esteri”.
Ci può dare qualche dato in proposito?
“Se consideriamo la nostra base associativa, queste dinamiche hanno influito su circa il 2% delle imprese. Su una base di 2.000 aziende del sistema A.P.I., sono state quindi una quarantina a essere coinvolte tra quelle che hanno chiuso e quelle che sono state acquisite.
A livello lombardo, invece, sono state 1.500 le imprese manifatturiere che hanno cessato l’attività (passando da 87.800 a 86.300), mentre a livello nazionale si è registrata una diminuzione di circa 9.000 imprese manifatturiere (da 460.000 a 451.000).
Complessivamente posso però dire che il settore manifatturiero ha tenuto, nonostante il rallentamento che ha caratterizzato la seconda parte dell’anno.
I comparti che sono andati meglio dal punto di vista della redditività continuano a essere quelli ad alto contenuto tecnologico (perlopiù nicchie), a cui si aggiungono alimentare, farmaceutico, filiera bellica e la filiera del made in Italy”.
Come ha visto muoversi, a livello strategico e di investimenti, le imprese che sono poi risultate essere più virtuose?
“Le due macro direzioni da intraprendere in questo momento sono intelligenza artificiale e sostenibilità. Nell’ultimo anno abbiamo, infatti, iniziato a vedere le imprese che se lo potevano permettere muoversi proprio in queste due direzioni. Qualcuno sta iniziando a fare i “primi esperimenti” nell’ambito dell’intelligenza artificiale, ma la gran parte delle realtà si sta orientando verso investimenti legati alla sostenibilità dei processi produttivi. Quindi alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e all’ottimizzazione dei processi nell’ottica di una riduzione gli sprechi e dell’efficientamento energetico”.
Quali sono le principali sfide con cui le realtà del manifatturiero italiano oggi devono fare i conti?
“Una grande sfida, che vediamo mettere alla prova quasi tutte le imprese, è la difficoltà nel trovare personale qualificato per dare continuità alle commesse e agli investimenti tecnologici. Questi ultimi, infatti, sono fondamentali, ma rischiano di vanificarsi se non si trovano figure in grado di stare al passo delle competenze necessarie, anche attraverso una adeguata formazione.
Quando si parla di grandi temi come l’intelligenza artificiale, infatti, l’aspetto centrale non è tanto l’acquisto di hardware e software, quanto piuttosto il cambio di mentalità e l’approccio al lavoro.
Una delle soluzioni a cui tante imprese stanno ricorrendo per far fronte alla difficoltà legata al reperimento di personale qualificato è quella di richiamare professionisti in pensione, ma si tratta – a nostro avviso – di una soluzione “tampone” che non può generare innovazione”.
Una risposta su “Il 2023 per le PMI: analisi di fine anno con Stefano Valvason di A.P.I.”
Riflessioni del tutto condivisibili