Cosa cerchiamo in un posto di lavoro?

La mia impressione è che siano sempre di più le persone che si lamentano del proprio posto di lavoro. E, in particolare, dell’ambiente, dell’atmosfera che si respira.

Non solo a causa del rapporto con i superiori o con il titolare, ma anche – e mi verrebbe da dire soprattutto – a causa delle tensioni che si creano tra colleghi. Tensioni che finiscono inevitabilmente per avere ripercussioni (a volte anche piuttosto pesanti) sul clima generale dell’azienda.

Quindi mi sono fatto due domande, che voglio porre anche a voi.

Perché ci lamentiamo di un posto di lavoro? Cosa cerchiamo realmente in un posto di lavoro?

Recentemente l’agenzia per il lavoro Randstad ha pubblicato i risultati della ricerca Rebr 2019 proprio su questi temi. I tre fattori più importanti sono risultati essere

il poter mantenere un giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, un’atmosfera piacevole e un ritorno economico adeguato (quindi retribuzione e benefit).

Vi rispecchiate nei risultati della ricerca? Io sì, decisamente.

Qualunque sia la posizione che occupiamo (impiegati, imprenditori, collaboratori free lance e via dicendo), si tratta di tre aspetti fondamentali e imprescindibili l’uno dall’altro. Voglio dire che un giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata e un’atmosfera piacevole saranno insufficienti se poi la retribuzione non è soddisfacente ed equiparata alla posizione e all’impegno. E viceversa.

Per ragioni diverse (legate più che altro a una questione di benessere personale con tutto ciò che ne consegue) ritengo

importante anche l’ambiente lavorativo, nel vero senso del termine. Quindi uffici, officine produttive, eccetera.

Come ho scritto in passato, un ambiente di lavoro (qualunque esso sia) dovrebbe essere il più comodo e confortevole possibile perché si tratta del luogo in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo. Quindi pulizia, ordine, climatizzazione, insonorizzazione, comfort delle sedute, strumenti a disposizione del personale funzionanti, e via dicendo sono tutti elementi essenziali.

E ora veniamo a noi.
Sono titolare di MICROingranaggi da parecchio tempo e, come credo possiate immaginare, mi interrogo spesso su questo tema. In generale l’atmosfera in azienda mi pare buona, anche se in passato abbiamo avuto a che fare con chi ha creato qualche difficoltà (nelle relazioni con i colleghi soprattutto).
Probabilmente (anzi sicuramente) faremo errori, ma sempre in buona fede, perché cerchiamo di fare del nostro meglio per trattare le persone che lavorano con noi con rispetto e come se facessimo tutti parte di una grande famiglia. Ascoltiamo i nostri collaboratori, teniamo conto degli aspetti personali delle loro vite extralavorative (quando ne veniamo resi partecipi) e, purché un reparto non rimanga scoperto, siamo flessibili nella gestione di ferie e permessi.

Detto ciò, gestire un’azienda è un compito molto molto arduo e pieno di sfaccettature ed è bene considerarle tutte. Proprio in queste settimane stiamo elaborando un questionario da far compilare in forma anonima ai nostri dipendenti, così da avere gli elementi per capire cosa funziona, cosa no e dove è possibile migliorare.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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