Come percepiscono la formazione aziendale i lavoratori?

Buongiorno, buon rientro e buona ripresa a tutti!

Oggi mi piacerebbe riprendere con voi la discussione sulla formazione iniziata a fine luglio. Se da un lato – scrivevo – vedo molti imprenditori sufficientemente motivati nell’investire in macchinari, attrezzature e persino immobili, ma non nella formazione del personale (di fatto perché convinti che la condicio sine qua non per vincere sulla concorrenza sia possedere la macchina più performante e non circondarsi di collaboratori capaci, preparati e aggiornati), dall’altro mi è capitato di imbattermi anche in lavoratori che pensavano che la formazione aziendale fosse destinata solo ed esclusivamente ai giovani e quindi, sostanzialmente, a chi ha ancora tutto da imparare.

NON è così!!

Oggi ci sono corsi per tutte le professioni e a tutti i livelli di preparazione, oltre ovviamente a quelli trasversali (come lingue straniere, crescita personale, psicologia, e via dicendo). E il fatto che non tutti ne siano al corrente fa riflettere sulla effettiva percezione che c’è in Italia di questi temi.

Quindi che – seppur sottostimata – la formazione sia un fattore fondamentale per la crescita di un’impresa, a parer mio, è indubbio; verrebbe però da porsi un’altra domanda.

Come percepiscono la formazione aziendale i lavoratori? Come una preziosa occasione di crescita professionale, oppure come l’ennesimo onere? O, più banalmente, come un modo per passare una giornata di lavoro diversa, ma nulla di più?

Per rispondere a questa domanda, farei intanto una distinzione. Da una parte c’è la formazione obbligatoria a livello legislativo (mi riferisco, per esempio, ai corsi sulla sicurezza) e, dall’altra, c’è quella facoltativa.
Io ho l’impressione che

la prima (quella obbligatoria) venga effettivamente recepita dai più come una scocciatura:

non è prettamente legata a uno specifico ambito operativo, e quindi nella maggior parte dei casi non viene vista come realmente necessaria o comunque come un’occasione di crescita, quanto piuttosto come una mera perdita di tempo.

Tutt’altro discorso, invece, va fatto per la seconda casistica. Per quella che è la mia diretta esperienza e, più in generale, per quella che è l’esperienza di MICROingranaggi, mi sento di poter dire che

la formazione aziendale che porta a una crescita professionale viene gradita parecchio e dalla maggior parte dei lavoratori.

Chi si lamenta di un corso in genere lo fa perché ritiene il suo contenuto già conosciuto. Io però credo che la partecipazione a un corso debba essere vista come l’opportunità di portare a casa qualcosa di buono e interessante, anche se magari molte cose dette si sanno già (soprattutto nel caso di lavoratori esperti). Ma sentir ripetere ciò che già si conosce non va – secondo me – interpretato come una perdita di tempo, quanto piuttosto come la conferma che il nostro livello di preparazione è già elevato. Senza contare che, come dicevano i latini, repetita iuvant!

Qual è la vostra percezione in proposito?

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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