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“Ci aspettiamo un 2024 in crescita”. Intervista a Elisa Brescianini di ASSIOT

Siamo ottimisti di natura, ma vediamo anche tanti segnali che ce lo confermano. Elisa Brescianini: “A livello di meccanica l'Italia si è guadagnata un posto d'onore in Europa. E questo fondamentalmente perché sappiamo fare innovazione, siamo un popolo di creativi e facciamo prodotti di qualità”.

Fare previsioni oggi non è facile, soprattutto per l’instabilità generale che è ormai diventata parte integrante della nostra quotidianità economica e sociale. È probabilmente questa la principale ragione che spinge spesso e volentieri tecnici, economisti e associazioni di categoria a prospettare gli scenari peggiori; io però sono un grande ottimista (chi mi conosce lo sa bene!) e faccio fatica a vedere tutto nero.
Ma al di là del mio ottimismo, vedo anche tanti segnali che mi fanno ben sperare. Il fatto che MICROingranaggi sia specializzata, oltre che nella produzione, anche nella progettazione conto terzi, ci permette di conoscere con un po’ di anticipo i progetti in cantiere dei nostri clienti. Progetti che in questo momento sono tanti e che spaziano un po’ in tutti i settori e che sono un indicatore piuttosto chiaro del fatto che ci sia un buon fermento.

Ad avere un parere analogo è anche Elisa Brescianini, nuovo presidente di ASSIOT (Associazione italiana costruttori organi di trasmissione e ingranaggi), nonché amministratore di Link International, con la quale ho avuto modo di fare una lunga chiacchierata di recente. “La visione di Federtec si discosta da quella di chi tende a guardare al futuro con una nota di pessimismo”, ci ha detto. “Con questo non voglio dire che sia sbagliato mantenersi cauti nel fare previsioni, ma se guardiamo la nostra economia, non possiamo non notare che la produzione sta tenendo e, anche per questo, ci aspettiamo un 2024 in leggera crescita”.

Prodotti di qualità
Secondo Brescianini la nostra economia tiene perché noi italiani siamo in grado di fare prodotti di qualità.
A livello di meccanica – e, ancor più, di trasmissioni meccaniche – l’Italia si è guadagnata un posto d’onore in Europa, al fianco della Germania, e senza – di fatto – avere altri competitor. Questo sostanzialmente perché sappiamo fare innovazione, siamo un popolo di creativi e facciamo prodotti di qualità.
Il nostro paese è molto forte nella produzione di macchine e tecnologie per il manifatturiero: dalla lavorazione della plastica al packaging; dalle tecnologie per la lavorazione del metallo fino a quelle per il legno e via dicendo. Tutti mercati che si portano dietro un grandissimo indotto che, naturalmente, non può prescindere da noi produttori di componentistica meccanica ed elettromeccanica”.

Investire per crescere
Gli investimenti – secondo noi – restano la principale via da seguire per continuare a crescere, e anche per la neo presidente di Assiot-Federtec giocano un ruolo determinante: “La reticenza di alcune aziende italiane a investire, a mio avviso, non deriva da una mancanza di volontà da parte di chi le dirige, quanto piuttosto dallo scarso supporto che ricevono dal nostro Governo. Le politiche di incentivi legate all’Industria 4.0 portate avanti negli ultimi anni sono state indubbiamente utili, ma non sufficienti. Non tutti, per esempio, hanno potuto beneficiarne e oggi vediamo ancora imprenditori che, per rinnovare il parco macchine, devono attingere ai propri fondi personali. Un discorso analogo può essere fatto sulla carenza di ammortizzatori sociali”.

Personale specializzato
Un capitolo a sé è poi quello legato alla difficoltà nel trovare personale tecnico specializzato, una tematica che ci ha sempre toccato molto da vicino, ma che ormai abbiamo interiorizzato e accettato, riuscendo così a mettere a punto una soluzione su misura di MICROingranaggi.
Il problema del personale specializzato è comune alla stragrande maggioranza delle imprese del nostro paese”, ci ha confermato anche Elisa Brescianini. “Quello che registriamo è una tendenza in calo tra i giovani diplomati di istituti tecnici a intraprendere una carriera in aziende meccaniche, appassionandosi al mestiere, in favore di un percorso universitario. La conseguenza diretta che percepiamo è quella di un vuoto generazionale, di una carenza di giovani – soprattutto tra i 18 e i 20 anni – che riteniamo non siano stati adeguatamente orientati verso certe professioni a causa di politiche che hanno indirizzato genitori e figli a prediligere licei e università al posto di percorsi di formazione professionale.
Sul tavolo di ASSIOT ci sono diversi progetti in questo ambito, che vanno dalle collaborazioni legate ai percorsi di Alternanza scuola-lavoro agli stage formativi per ragazzi provenienti da istituti tecnici, e che culminano con le collaborazioni con il Politecnico che portiamo avanti da anni”.

L’era della resilienza
Oggi viviamo in un mondo sempre più globale e interconnesso e, per come la vedo io, questa è prima di tutto una grande opportunità. Di contro, dobbiamo aspettarci e mettere in bilancio che le conseguenze di ciò che accade in posti lontani si ripercuotano maggiormente su quello che facciamo e pertanto dobbiamo imparare a fare nostra l’arte della resilienza.
Ricordo un’intervista molto bella di Andrea Pontremoli, AD di Dallara Automobili, in cui spiegava la differenza tra l’essere preparati e l’essere pronti”, ci ha raccontato Brescianini a questo proposito. “Oggi viviamo in un mondo in cui tutti, in azienda, siamo mediamente molto preparati, perché abbiamo un background formativo elevato e una forma mentis orientata ad approfondire ciò che non conosciamo. Oltre a essere preparati però, dobbiamo anche imparare a essere pronti a fronteggiare situazioni inaspettate”.
Alle parole di Elisa Brescianini io mi sento di aggiungere una cosa. Troppo spesso vedo criticare il sistema lavorativo italiano perché costituito da imprese medio piccole. Ebbene, questi ultimi anni ci hanno invece insegnato che la flessibilità e l’adattabilità delle piccole imprese ha giocato a nostro favore. Mi viene in mente, per fare un esempio slegato dal nostro settore, alla velocità con cui le aziende tessili italiane durante il lockdown hanno riconvertito la loro produzione e iniziato a realizzare mascherine. Non so – e lo dico ironicamente – se le realtà di 4mila dipendenti tipiche di alcuni paesi non troppo lontani da noi siano riuscite a raggiungere gli stessi risultati in così poco tempo…

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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