Chi ci segue da un po’ sul MICROjournal probabilmente avrà notato che, in MICROingranaggi, tutto ciò che in qualche modo può essere analizzato attraverso i calcoli passa da me. Inclusa la gestione della supply chain, ambito che talvolta può diventare teatro di criticità e complicazioni.
Se immaginiamo la supply chain come un treno che fa molte fermate, ciascuna con la sua importanza, il primo step in cui il mio lavoro diventa cruciale riguarda
l’analisi approfondita di ogni potenziale fornitore, prima che venga selezionato ufficialmente.
Questo onde evitare di scoprire, solo a processo avviato, che non è in grado di fornirci esattamente ciò di cui abbiamo bisogno
(e non mi riferisco solo alla qualità della fornitura, ma anche – ad esempio – alle tempistiche di consegna).
Come potrete immaginare, infatti, quando un fornitore non è in grado di soddisfare le nostre esigenze, ci troviamo inevitabilmente di fronte a un problema.
C’è stato un periodo di qualche anno fa – agli inizi della Transizione 4.0 – in cui i problemi legati alle forniture erano diventati particolarmente critici (link).
Oggi la situazione è migliorata leggermente, anche se purtroppo non quanto ci saremmo aspettati. Questo perché, per alcune aziende (che fortunatamente non sono tutte), l’evoluzione in chiave 4.0 si è tradotta semplicemente in una occasione per rinnovare macchine e tecnologia a un costo più basso, senza però comprendere fino in fondo come integrarle per poterne sfruttare appieno i vantaggi offerti dall’adeguamento ai nuovi standard.
Ma torniamo a noi.
Quando un fornitore non riesce a darci ciò di cui abbiamo bisogno – dicevamo – allora abbiamo un problema.
E questo fondamentalmente poiché,
trovandoci tra fornitori e clienti, spetta a noi colmare ogni eventuale divario, sia logistico che tecnologico, per garantire ai nostri clienti esattamente ciò che hanno richiesto.
Inutile dire che quanto più ampio sarà quel gap, tanto maggiore sarà il nostro effort, sia operativo che economico.
Alla luce di questa premessa, quindi, l’analisi approfondita di ogni potenziale fornitore è molto molto importante.
Ebbene, per quella che è la mia esperienza,
sono fondamentalmente tre gli aspetti a cui prestare attenzione quando si fa una indagine su un possibile fornitore: quello tecnologico, quello economico e quello umano.
Quello tecnologico riguarda tutto ciò che ha a che vedere con le macchine e i relativi potenziali problemi fisiologici (obsolescenza, manutenzione, range di applicabilità), ma anche con gli operatori addetti e le relative competenze (o carenze). Quindi, in parole povere:
il fornitore dispone della tecnologia necessaria per fare quello di cui abbiamo bisogno?
Poi c’è il fattore economico: la situazione potrebbe diventare critica se
il fornitore in questione non ha la capacità di crescere, né con risorse proprie né attraverso finanziamenti esterni.
È importante ricordare, infatti, che acquistare una macchina o una nuova tecnologia non è sufficiente; crescere tecnologicamente richiede evoluzioni su più fronti, ognuno dei quali comporta costi (personale specializzato, formazione, gestione operativa, e via dicendo).
Nonostante lo Stato periodicamente introduca piani di incentivi per favorire l’evoluzione tecnologica delle aziende, non è sempre facile per tutti accedervi, soprattutto perché servono prerequisiti di cui molte imprese non dispongono.
E infine c’è il fattore umano. Quello che – a nostro avviso – è il più difficile da superare.
Ci sono fornitori che non evolvono per il timore di diventare “troppo grandi”.
Per queste realtà, nonostante tutti gli sforzi per supportarle o guidarle, spesso non accettano alcun cambiamento. E questo fondamentalmente accade perché, come imprenditori, sentono di aver raggiunto il loro limite.