La media del manifatturiero lombardo del 2020 stimata all’inizio di quest’anno da API, l’Associazione Piccole e Medie Industrie di cui facciamo parte, è stata pari a -30/35% di fatturato. Inevitabilmente anche noi abbiamo registrato un calo. Non così drammatico, ma pur sempre del 20%.
Faccio quindi subito due considerazioni.
La PRIMA: in 47 anni di storia di MICROingranaggi non avevamo mai visto un segno negativo a due cifre. E questo non è certo confortante.
La SECONDA: tutto sommato e per quanto magari possa sembrare assurdo, lo considero un buon risultato (tutti noi lo consideriamo un buon risultato), perché poteva andare molto peggio.
Lo scorso anno – e molti di voi lo confermeranno – è stato segnato da un’evoluzione continua. Un’evoluzione destabilizzante, perché difficile da prevedere, e senza precedenti.
A marzo/aprile 2020 l’apprensione era parecchia e il pensiero di non riuscire a sopravvivere (economicamente parlando) all’emergenza Covid aveva sfiorato tante realtà, MICROingranaggi compresa.
Poi, nei mesi successivi, il lavoro è ripreso, qualche preoccupazione persisteva, ma era già più ragionevole. Lo sforzo più grande che abbiamo dovuto fare è stato quello di non farci condizionare emotivamente.
Ora, dopo aver visto il trend degli ultimi mesi, posso dire che davvero – nonostante tutto – è andata bene così, perché alla fine non è successo niente di drammatico. Dopo mesi di lockdown e chiusure intermittenti che, anche se non ci hanno toccato direttamente, in qualche modo si sono poi riversate anche su di noi, un calo di fatturato era inevitabile e fisiologico.
C’è però una cosa che mi lascia sempre un po’ perplesso: sentir dire che un’azienda è fallita a causa dell’emergenza Covid.
Voglio dire che l’emergenza Covid può aver dato il colpo di grazia, ma mi viene difficile pensare che sia stata l’unica e la sola causa del fallimento di un’azienda completamente in salute.
(Parlo del manifatturiero soprattutto, ma anche di molti altri comparti).
Ora non voglio dire che quando si apre una società si debba pensare di istituire dei fondi di sicurezza in caso di pandemia. Probabilmente d’ora in poi faremo analisi dei rischi molto più attente, ma oggettivamente fino a prima di un anno fa chi mai sarebbe andato a pensare che saremmo stati travolti da una pandemia? Era fantascienza.
Quindi non sto parlando di fondi di sicurezza in caso di pandemia. Ma nel momento in cui si ha una gestione di un certo genere della propria azienda (intendo dal punto di vista amministrativo, avendo ben sotto controllo le marginalità, la qualità della clientela e via dicendo) si ha anche un certo spazio di movimento per far fronte a difficoltà di vario genere o natura.
Quella della gestione aziendale è, secondo me, una vera e propria cultura. Che deve essere perseguita ogni giorno di ogni anno.
È questa la garanzia che permette poi di sostenere periodi difficili più o meno lunghi. E non parlo solo di pandemie o di crisi economico-finanziarie.
Qualunque azienda può avere a che fare con un cliente che non paga una grande commessa o con un cliente importante che sta fallendo. Sono degli aspetti che dal punto di vista imprenditoriale vanno messi in bilancio.
Poi, per carità, ci si può trovare anche ad avere a che fare con una concomitanza di fattori (pandemia + fallimento del cliente più grosso + mancato pagamento), e allora il discorso è diverso. Così come è diverso se prendiamo a esempio il caso di una palestra, che di fatto è stata costretta a restare chiusa da praticamente una anno e che difficilmente ha potuto reinventarsi e quindi continuare, in un modo o nell’altro, a lavorare.
Ma questo è un altro discorso…