Tempi di consegna: cosa fare se ritardo una commessa?

Perché, parliamoci chiaro, a tutte le imprese che lavorano (tutte, nessuna esclusa), può succedere l’imprevisto che causa ritardi…

Alla luce di quanto ho scritto la scorsa settimana (a proposito dei tempi di consegna drogati da Amazon Prime), ho una domanda per tutti i produttori o fornitori specializzati in lavorazioni (meccaniche e non) conto terzi:

cosa fate quando vi capita (se vi capita, ma credo di sì, perlomeno saltuariamente) di ritardare nel consegnare dei pezzi?

Lo chiedo perché un’altra grande criticità di questi ultimi tempi è legata proprio a uno scenario del genere: si stabilisce col cliente una deadline di consegna ben precisa e poi, per una ragione o per l’altra, tale data non può essere rispettata.

Perché, parliamoci chiaro, a tutte le imprese che lavorano (tutte, nessuna esclusa), può succedere l’imprevisto che causa ritardi.

La materia prima viene consegnata in ritardo. Si verifica un guasto tecnico a una macchina. Un fornitore esterno coinvolto nella realizzazione di quel pezzo subisce, a sua volta, un ritardo. O qualsiasi altro esempio vi venga in mente.
E attenzione: non sto parlando di regolari ritardi nelle consegne, ai quali – spesso erroneamente – noi italiano siamo associati dai clienti stranieri. Parlo del caso fortuito, della situazione che non si poteva prevedere.

Quindi: cosa fare quando accade l’inevitabile?

Meglio avvisare il cliente con largo anticipo? Oppure no, nella speranza che in qualche modo si riesca a recuperare il ritardo?

Lo domando perché, per quella che è la nostra esperienza, in entrambi i casi si finisce per piombare in situazioni ostiche da gestire.

Mi spiego meglio. Se il ritardo viene comunicato troppo a ridosso della data di consegna, il cliente rimprovera il fornitore di non aver avvisato per tempo, così da non permettergli di riorganizzarsi di conseguenza (magari ripianificando a sua volta la produzione di quel determinato articolo per il quale servivano i pezzi in ritardo).
Un ragionamento che non fa una piega, per carità. Nulla da dire a riguardo.

Se non fosse che, nel caso in cui il ritardo viene comunicato con largo anticipo (ovviamente quando è possibile prevederlo e non sempre è così), finisce per innescarsi una dinamica cliente/fornitore forse ancora più difficile da gestire, proprio perché il cliente “fatica” (per usare un eufemismo) ad accettare il ritardo e dà il via a una serie di incontri poco utili con l’obiettivo di evitarlo, finendo per far perdere ore, se non intere giornate di lavoro.

Quando poi, per assurdo, quel ritardo si riesce a recuperare e la data di consegna stabilita inizialmente torna a poter essere rispettata, sono di nuovo guai. Perché ormai chi di dovere era stato avvisato del ritardo e, pertanto, si era organizzato di conseguenza riprogrammando, a sua volta, il lavoro.

Comunque la si giri, in questi casi è davvero difficile trovare il giusto approccio con il cliente. Quasi impossibile, direi.

Torno quindi a chiedervi:

secondo voi quale potrebbe essere una giusta chiave di lettura per questa situazione?

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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