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Dal settore Punti di vista

Supporto all’industria manifatturiera: cosa dovrebbe fare lo Stato?

Oggi vorrei sollevare una questione di carattere generale che credo non possa e non debba essere ignorata neppure all’interno del nostro blog. Mi riferisco al tema dei costi troppo alti a cui l’industria manifatturiera italiana è costantemente sottoposta. Costi che inevitabilmente finiscono per bloccare ogni possibilità di crescita come dimostrano i dati economici quotidianamente diffusi.

Proprio qualche giorno fa, ad esempio, la federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia ed Affine, ANIMA, ha tirato le somme del 2014 per il nostro settore, evidenziando una sostanziale stabilità sia per la produzione, sia per le esportazioni, e rimanda al 2015 le speranze per una possibile ripresa (seppur fortemente limitata), in cui viene stimato un cauto aumento del fatturato dello 0,7%.
Quest’anno, intanto, il giro d’affari complessivo sembra perdere lo 0,3%, vale a dire 39,9 miliardi di euro, mentre le esportazioni – che continuano a rappresentare buona parte della produzione (58,4%) – crescono di appena un più 1,1%.

Ancora una volta, purtroppo, prendo atto di questi dati tutt’altro che confortanti anche per chi, come MICROingranaggi, non vive in prima persona una situazione così drammatica.
Detto questo, però, penso sia importante fare alcune considerazioni di carattere generale sulla situazione complessiva dell’industria manifatturiera (e non solo di quella) nel nostro Paese. A mio avviso è già da un pezzo, infatti, che l’Italia ha superato il cosiddetto ‘punto di non ritorno’ e le principali ragioni sono da ricercarsi nel fatto che le nostre aziende non sono competitive. E come potrebbero esserlo? Ogni giorno gli imprenditori italiani devono far fronte a costi estremamente elevati: paghiamo troppe tasse, paghiamo troppo la benzina, paghiamo troppo l’energia elettrica, paghiamo troppo il personale per via delle imposte, e potrei continuare questo elenco all’infinito.

Se lo Stato, invece di spostare la pubblica attenzione su questioni come quella dell’articolo 18 (che altro non fanno che camuffare i reali problemi del nostro Paese), abbassasse i costi eccessivi cui le imprese sono costantemente sottoposte, allora sì che le aziende riuscirebbero a vendere i propri prodotti a prezzi più bassi e quindi più competitivi. E allora sì, di conseguenza, che riuscirebbero ad acquisire nuove commesse. E allora sì, infine, che avrebbe senso che assumessero nuovo personale.
Perché il paradosso all’italiana su questo tema è fondamentalmente uno: lo Stato può offrire innumerevoli agevolazioni e sgravi fiscali in merito alle nuove assunzioni, ma come fa un’azienda ad assumere personale se poi non sa come impiegarlo?

Questo è il mio punto di vista e mi piacerebbe molto conoscere il vostro.
Giro quindi a voi la domanda: cosa dovrebbe fare lo stato per supportare la crescita dell’industria manifatturiera italiana?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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