Sono d’accordo con chi dice che non è possibile bloccare all’infinito i licenziamenti

Sono d’accordo con chi dice che non è possibile bloccare all’infinito i licenziamenti. Meglio impiegare le risorse economiche destinate alla cassa integrazione in strategie a lunga scadenza come lo sviluppo di piani di riqualificazione delle risorse.

Non voglio parlare di politica. Non lo faccio mai e non ho intenzione di farlo neppure ora.
Parlo però da imprenditore che negli ultimi mesi ha dovuto gestire (imprenditorialmente parlando) l’emergenza sanitaria.
Bene, da imprenditore mi sento di dire che sono allineato con il pensiero di Mario Draghi e di Marco Bonometti quando dicono che

non è possibile prorogare sine die il blocco dei licenziamenti.

Sono assolutamente consapevole di quanto possa essere difficile, se non addirittura drammatico, perdere un posto di lavoro oggi. Vero è anche però che una cassa integrazione a lungo termine non può essere la soluzione. Può servire a dare un sollievo temporaneo alle aziende in difficoltà così come ai lavoratori, questo sì, ma non è la strategia per uscire da una crisi di questa entità.
Senza contare che parliamo di un Paese, l’Italia, già sufficientemente indebitato e che non può permettersi di sostenere all’infinito una spesa così consistente come quella della cassa integrazione.

Una volta si diceva che supportare le popolazioni povere dell’Africa dando loro da mangiare è un bellissimo gesto. Verissimo, ma il problema è che oltre a oggi avranno fame anche domani e dopodomani ancora. Allora forse è meglio costruire dei pozzi per l’acqua e insegnare alle persone a coltivare la terra. All’inizio sarà sicuramente più faticoso, ma a lungo andare probabilmente permetterebbe di risolvere il problema.

Ecco, il discorso del prolungamento all’infinito della cassa integrazione non mi sembra molto lontano. Permette di “dare da mangiare oggi e forse domani”, ma poi?
E allora

non è meglio impiegare le risorse economiche oggi destinate alla cassa integrazione in strategie a lunga scadenza come lo sviluppo e la concretizzazione di piani di riqualificazione delle risorse?

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

Tutti i suoi articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli recenti

L’imprevisto può capitare. Dovremmo considerarlo come parte “fisiologica” dell’attività di un’impresa

Anche per questo, in MICROingranaggi, abbiamo scelto di adottare un approccio leggermente diverso da quello classico nella gestione delle consegne. Un approccio che ci sta già portando buoni risultati e che contribuisce a preservare quella serenità quotidiana che, in un contesto lavorativo, è fondamentale.

C’è una bella differenza tra misurare un ingranaggio e certificarlo

La misurazione serve a monitorare il livello qualitativo dei pezzi durante il processo produttivo, la certificazione invece ad attestarne in modo ufficiale la qualità a fine lavorazione. Due attività diverse, che insieme contribuiscono a garantire il livello del prodotto finale.

Un pensiero positivo per ripartire

Un po’ di fortuna di sicuro non guasta. Ma certo è che da sola non basta: serve costanza, la capacità di cogliere i segnali giusti, la volontà di correre qualche rischio. Ma, soprattutto, serve la determinazione a non restare mai fermi.