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Scenari abituali e approcci progettuali

È evidente a tutti, ormai, che questi ultimi anni hanno cambiato profondamente il mondo della meccanica. E non mi riferisco solo alle tecnologie usate nei processi di progettazione e produzione, ma anche, e forse soprattutto, alle esigenze del cliente. Oggi infatti si aggiudica una commessa solo chi riesce a offrire soluzioni di qualità e a costi onesti, lavorando con metodo, facendo i giusti investimenti e contenendo i propri costi attraverso interventi diretti sui processi produttivi per eliminare il più possibile le inefficienze.
In un contesto come questo ciò che non è stato stravolto, a mio avviso, sono le metodologie utilizzate alla base. Il nostro approccio progettuale e l’iter che ne segue, infatti, sono rimasti pressoché invariati.

Sono sostanzialmente due gli scenari che ci troviamo ad affrontare ogni giorno in MICROingranaggi.
Il primo si verifica quando un cliente si presenta da noi con un problema specifico da risolvere e la sua soluzione deve essere creata ex novo. C’è chi ha la necessità, ad esempio, di realizzare un sistema in grado di resistere a temperature molto molto basse, come -60°C. In un caso come questo il primo passo da compiere è sempre e comunque una prima analisi finalizzata a estrapolare i fattori più critici che diventeranno poi oggetto dello studio di fattibilità. Una volta effettuato anche lo studio, siamo in grado di capire se la soluzione richiesta è un qualcosa a cui possiamo arrivare, oppure no e quindi dobbiamo proporre una soluzione alternativa. Per quella che è la nostra esperienza, però, quando le criticità individuate durante lo studio di fattibilità sono davvero estreme in buona parte dei casi è proprio perché il cliente non le ha mai discusse prima con ‘qualcuno del mestiere’.
Il secondo scenario che ci si presenta è quando un cliente viene da noi con l’esigenza di riprogettare un particolare pezzo già esistente che però non funziona alla perfezione o addirittura che non è idoneo per la funzione che deve svolgere. Quello che ci viene chiesto quindi è, per esempio, il miglioramento del prodotto, oppure l’aumento dell’efficienza meccanica, l’abbattimento dei costi, o ancora l’industrializzazione del prodotto stesso.

In linea generale quindi nel primo scenario lavoriamo su un’idea, nel secondo lavoriamo per trovare una soluzione correttiva.
Ci siamo accorti nel corso degli anni, però, che quello che ci ha sempre agevolato molto, soprattutto nella fase di ideazione iniziale ma non solo, è il fatto di operare abitualmente in settori profondamente diversi (automazione, robotica, packaging, domotica, medicale, navale, tessile, aeronautico e militare). Una considerazione, questa, che mi piacerebbe approfondire in uno dei prossimi post.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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