Raccolta e analisi dei dati di produzione: come sta andando?

Ogni giorno sentiamo parlare di nuove soluzioni per la raccolta e l’analisi dei dati di produzione, per l’ottimizzazione dei cicli, per il risparmio energetico, per la manutenzione predittiva e intelligente, e così via. Interessante sarebbe però anche capire come stanno vivendo nella quotidianità operativa questa fase tutte quelle imprese che – come noi – gli investimenti nel 4.0 li hanno già fatti e che adesso dovrebbero iniziare a tirarne le fila…

Avete presente il momento del collegamento di una macchina al MES? Come penso sappiate bene, si tratta di un passaggio fondamentale nel processo 4.0, perché è proprio da lì che passano tutti i dati di produzione necessari per le analisi.
Ebbene, un passaggio così centrale – e che, proprio per questo, potrebbe sembrare quasi scontato – in realtà scontato non pare esserlo affatto.

Da quando abbiamo deciso di sostituire il MES si sta rivelando più complesso del previsto collegare le macchine al nuovo sistema, nonostante tutti gli impianti della nostra officina fossero già connessi al precedente.

Quel che è certo è che stiamo vedendo una poco incisiva collaborazione da parte dei fornitori delle macchine, costruttori o distributori che siano; nonostante si tratti di modalità di connessione che dovrebbero addirittura “valorizzare” le loro stesse macchine.

Del perché questo accada, non ne abbiamo proprio idea.

Il contesto è abbastanza chiaro: i controlli legati agli incentivi 4.0 avevano un orizzonte temporale di cinque anni, e ora che quel periodo sta volgendo al termine, si sta delineando uno scenario che, per certi versi, era prevedibile. Ovvero che in molte realtà gli incentivi del Piano Impresa 4.0 sono stati trattati, di fatto, come uno sconto sull’acquisto dei macchinari, senza che aspetti centrali come il collegamento delle macchine, la raccolta e l’analisi dei dati venissero realmente considerati prioritari.

In questo contesto, chi – come MICROingranaggi – ha invece deciso di proseguire nel percorso di digitalizzazione e iniziare concretamente a tirare le fila degli investimenti fatti, si sta scontrando con non pochi intoppi.
Quello che sorprende di più, però, è l’atteggiamento dei costruttori e degli importatori – anche di marchi importanti – che, a nostro avviso, non stanno supportando i clienti come dovrebbero. Il risultato? Le aziende sono costrette a cavarsela da sole, appoggiandosi a risorse interne. E, nel caso delle PMI, non è affatto scontato disporne.

Il fatto che ci stiano volendo diversi mesi per collegare al nuovo MES macchine che erano già connesse a quello precedente fa davvero riflettere. Perché è vero che parliamo di software, e quindi non esiste una predisposizione 4.0 che valga universalmente per ogni MES – ogni sistema infatti ha le sue logiche, raccoglie i dati da punti diversi, usa protocolli differenti – ma resta il fatto che, con il MES precedente, questo livello di complessità nel collegamento alle macchine non lo abbiamo avuto. Stavolta, invece, è proprio quel passaggio che si sta rivelando più critico. E parliamo di macchine moderne, che da un punto di vista tecnologico fanno cose ben più complesse.

Una questione di mancanza di competenze? Forse. Oppure si tratta semplicemente di costi aggiuntivi mascherati?

Fatto sta che, per collegare al nuovo MES una macchina già predisposta 4.0 – e già collegata in precedenza – ci vengono richieste migliaia di euro.
Eppure una macchina 4.0, per definizione, dovrebbe permettermi di sapere da dove prendere i segnali e consentirmi di gestire l’interfacciamento in completa autonomia o quasi.
Per carità, se si trattasse di aggiungere sensori o dispositivi accessori, sarebbe un altro discorso. Ma non è questo il caso poiché le macchine dispongono già di un PLC capace di gestire protocolli di comunicazione ritenuti standard.

Ogni giorno sentiamo parlare di soluzioni per la raccolta e l’analisi dei dati di produzione, per l’ottimizzazione dei cicli, per il risparmio energetico, per la manutenzione predittiva e intelligente, e così via.
Ma quello che sarebbe davvero interessante capire è come stanno vivendo nella quotidianità operativa questa fase tutte quelle imprese che – come noi – gli investimenti nel 4.0 li hanno già fatti e che adesso dovrebbero iniziare a tirarne le fila.. 

Pietro Asti

È Operation manager di MICROingranaggi con il compito di affiancare la direzione nella scelta e nella creazione di strumenti sempre più utili per i diversi ambiti operativi e gestionali.
Secondo Pietro un problema da risolvere non deve necessariamente essere evidente; può anche essere latente o non immediatamente visibile. Poi, una volta individuato cosa non va, occorre estrarre i dati e analizzarli per gettare le basi di un percorso volto al miglioramento.

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