In che modo dati e Big Data oggi stanno trasformando l’industria manifatturiera? Come probabilmente molti di voi, penso che gli investimenti siano alla base della crescita di ogni azienda. A questo aggiungo che oggi dati e Big Data non possono non essere una voce importante in ogni piano di sviluppo.
Nella meccanica il cosiddetto “rendimento” rappresenta l’efficienza con cui i componenti meccanici scorrono/rotolano tra di loro senza perdere energia. Una regola che vale anche in economia aziendale: tanto più una impresa sarà efficiente, quanto meno energie riuscirà a disperdere (dove per energie si intendono risorse, tempo e costi).
Fatta questa premessa, vien da sé che una buona raccolta e analisi dei dati sia essenziale per individuare, analizzare e quindi combattere le inefficienze che prima o poi si presentano nella quotidianità di ogni impresa, permettendoci così di ottenere un risparmio in termini economici, miglioramenti in ambito di qualità e sicurezza, un incremento dell’efficienza lavorativa, fino ad arrivare al miglioramento del flusso delle informazioni all’interno e all’esterno della nostra azienda. Se non siamo noi imprenditori a capire che tutte le energie sprecate possono e devono essere trasformate in maggiori profitti o minori costi, sono i nostri clienti a imporcelo, pena l’esclusione dal mercato.
Non solo.
Oggi raccogliere dati è essenziale per conoscere il mercato con tutte le sue esigenze, a conferma o meno del fatto che il nostro modello di business continui a essere profittevole.
Più in generale: i dati sono la base di partenza per il famoso “mettere in discussione tutto continuamente” di cui parlavo qualche tempo fa.
Che i Big Data stiano trasformando radicalmente i modelli di business dei nostri giorni è noto. Quello che comunque colpisce e che dovrebbe far riflettere è l’enorme giro d’affari che questo mercato sta generando. Nel suo Worldwide Semiannual Big Data and Analytics Spending Guide pubblicato lo scorso anno, la società di ricerca e analisi di mercato IDC ha stimato che i guadagni derivanti dalla vendita dei Big Data raggiungerà i 187 miliardi di dollari entro il 2019 (nel 2015 sono stati 122 miliardi) e tra i maggiori beneficiari c’è proprio l’industria manifatturiera, dove si stima che gli introiti 2019 possano raggiungere i 39 miliardi.
La raccolta dati e la loro elaborazione da che mondo è mondo si è sempre fatta; anche negli anni Sessanta, per fare solo un esempio, si facevano le schede di lavorazione delle macchine. Il principio base è che più informazioni ci sono e più potrà essere dettagliata la loro analisi ed elaborazione e quindi i vantaggi che se ne potranno trarre e viceversa. In che modo oggi vengono raccolti questi dati? Se a farlo saranno software specifici, i dati avranno un impatto positivo altissimo.
Ma se invece dovesse essere ancora preponderante la componente manuale di questo processo, i risultati saranno di gran lunga inferiori. Non è difficile da immaginare, infatti, che dati incompleti o parziali portino inevitabilmente a seguire strategie sbagliate.
Secondo l’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano è il 39% dei Chief Innovation Officer italiani a vedere nei Big Data una priorità di investimento per il 2017.
Voi cosa ne pensate?