Anche se ci occupiamo di micromeccanica ed elettromeccanica di precisione ci sono attività trasversali estremamente importanti, che non si possono in alcun modo ignorare. Una di queste è il marketing, che purtroppo ancora tante PMI italiane considerano come qualcosa di accessorio, soprattutto se parliamo di digitale. Un di più, che si può fare “se avanza tempo”, o “quando le vendite vanno bene”.
Ecco, è proprio di marketing che mi piacerebbe parlare prima di salutarvi per la pausa estiva.
Parto da un aneddoto, quasi surreale, che mi è capitato qualche tempo fa.
Ricevo una proposta commerciale da parte di una casa editrice. Tra i numeri presentati per promuovere l’invio di DEM e contenuti sponsorizzati, viene citata una mailing list da 100.000 contatti, con un tasso di apertura del 47,5%. Numeri che, già di per sé, dovrebbero accendere qualche campanello. Ma è quando si confrontano con i dati di traffico del sito web di riferimento (circa 1.300 visite mensili) che le perplessità aumentano.
Se davvero 47.000 persone aprono una newsletter (supponendo che la casa editrice ne invii solo una al mese), 1.300 clic non sembrano un po’ pochi?
E poi: su quali basi sono costruiti questi numeri? Vengono da un sistema certificato? Sono verificabili?
Senza report trasparenti – che spesso mancano – o metriche realmente affidabili, anche i dati apparentemente più interessanti rischiano di essere letti con eccessiva fiducia. E chi non ha le competenze per interpretarli rischia di non accorgersi nemmeno di queste discrepanze. Magari finendo per approvare comunque l’investimento.
Il punto, quindi, è proprio questo
ogni anno molte PMI investono somme importanti in iniziative digitali senza comprendere davvero dove vanno a finire i soldi, né quali risultati ottengono, semplicemente perché non sono sufficientemente preparate in materia. E spesso non lo sono perché il marketing digitale viene ancora percepito come marginale, certamente non al livello di attività come l’amministrazione, la produzione o la vendita.
Troppo spesso, all’interno di queste realtà, non esistono neppure figure realmente formate in marketing. Così le decisioni vengono prese da chi ha competenze in altri ambiti — spesso CEO o responsabili vendite — affidandosi a intuizioni, promesse commerciali o presentazioni patinate. Con il rischio di compiere investimenti sbagliati. E,
dopo mesi di attesa senza risultati concreti, si finisce per trarre conclusioni affrettate: “il marketing digitale non funziona nel B2B”, o peggio ancora, “non serve alle PMI”.
Niente di più falso.
Quale soluzione quindi?
Come spesso accade la risposta più plausibile e quella più semplice: formazione e consapevolezza.
Il marketing digitale può essere uno strumento prezioso per una PMI. Ma va affrontato con la stessa serietà e attenzione con cui si affronta qualsiasi altro processo aziendale. Servono competenze, serve metodo. E occorre capire che
non si tratta di un “canale da attivare” quando qualcuno fa una proposta apparentemente interessante, magari solo perché ben confezionata. Deve essere considerato come una parte importante della strategia di una azienda, e va pensato così fin dall’inizio,
con obiettivi chiari, risorse adeguate e la consapevolezza che i risultati richiedono tempo, competenze e coerenza.
Il consiglio che mi sento di dare, prima di investire in campagne o nuovi strumenti, è quindi che