L’importanza del disegno tecnico per il progettista meccanico: competenze e vantaggi

Nel momento in cui un progettista deve dire al disegnatore cosa disegnare, deve saper disegnare a sua volta, altrimenti non è in grado di comunicare tutte le informazioni in modo completo

Una volta mi sono lamentato con un docente del Politecnico di Milano a cui avevo chiesto come mai c’erano così tanti ingegneri meccanici che non sapevano disegnare. La sua risposta è stata che, ormai, all’università il disegno molto spesso viene insegnato da softwaristi. Quindi non è più un ingegnere meccanico a insegnare il disegno tecnico ai giovani studenti, ma lo fa un ingegnere informatico. Ora, senza nulla voler togliere agli ingegneri informatici che fanno questo mestiere e che saranno sicuramente bravissimi a insegnare certi aspetti di questo lavoro, non posso non notare che

in moltissimi casi oggi ci si trova ad avere a che fare con giovani ingegneri meccanici neolaureati che non sanno disegnare. E questo è un problema.

Ora cercherò di spiegarvi il perché.

Il disegno è lo strumento che ha il progettista per verificare su carta (anzi oggi su monitor) che l’idea che ha sviluppato sia effettivamente applicabile, che funzioni, che il prodotto in questione si possa produrre, assemblare e via dicendo.
In altre parole:

il progettista ha un’idea, ma per sapere poi se quell’idea funzionerà o meno, deve trasformarla in oggetto, la deve disegnare.

E questo è il primo punto, ma non il solo.

Quello stesso strumento che serve prima a noi per capire se l’idea funziona, poi sarà anche essenziale ai nostri collaboratori, ai nostri clienti e, soprattutto, a chi dovrà occuparsi di costruire quello che abbiamo progettato. Pertanto

questo strumento – il disegno tecnico appunto – deve essere completo, deve contenere tutte le informazioni necessarie a chi poi dovrà costruire il pezzo. Quindi tolleranze, dimensioni e geometrie, materiali, trattamenti e via dicendo.

Quello che io dico sempre ai miei collaboratori è che il disegno non deve piacere a chi lo ha eseguito, deve andare bene a tutti e chiunque lo prenda in mano in officina deve avere tutte le informazioni per realizzare bene il pezzo che vi è rappresentato. Ripeto: TUTTE!! Perché se gliene manca una (una quota, una tolleranza, e via dicendo) il risultato finale ne risente.

Vi faccio un esempio pratico.
Oggi ho ricevuto un disegno per una richiesta di preventivo relativo alla produzione di una ruota dentata per viti senza fine dove, tra le varie cose, veniva indicato come materiale di costruzione il bronzo. Benissimo, ma quale bronzo? Perché di bronzi ce ne sono tanti, ciascuno con caratteristiche meccaniche diverse.
Chi fa un progetto del genere senza premurarsi che sul disegno venga indicato il materiale esatto da utilizzare non sta facendo il suo lavoro nel modo corretto. Per esempio perché se è chi produce a decidere il materiale da utilizzare, potrebbe scegliere di usare un bronzo meno costoso così da riuscire ad aggiudicarsi la commessa emettendo il preventivo più basso. Ma è allo stesso modo possibile che il bronzo meno costoso sia anche quello che ha meno caratteristiche meccaniche, e quindi quello meno performante. Ma poi non è detto che funzioni per quella specifica applicazione.
In altre parole: chi ha fatto il progetto avrà effettuato un’analisi e dei conti ben precisi sulla tipologia di bronzo da utilizzare, ma se poi nel disegno quell’indicazione non viene riportata è come se una parte importante del lavoro non fosse stata fatta.

Io sono quindi dell’idea che

il lavoro del progettista inizi con l’ideazione di un prodotto e finisca con la realizzazione di un disegno 2D quotato e completo da dare in officina (indipendentemente dal fatto che sia lui fisicamente a eseguire la tavola o che la esegua un collega).

Secondo me un progettista deve essere anche disegnatore, ma non è detto che un disegnatore sia anche progettista.
Il disegnatore può essere anche solo l’esecutore materiale dei disegni relativi al progetto di qualcun altro. Ma

nel momento in cui un progettista deve dire al disegnatore cosa disegnare, deve saper disegnare a sua volta, altrimenti non è in grado di comunicare tutte le informazioni in modo completo.

Mi viene naturale la similitudine con lo scrittore, che in realtà è un progettista che ha in mente un romanzo o qualcosa da comunicare e il libro è il suo disegno. La differenza è che mentre lo scrittore termina il suo lavoro con la stesura del libro, un progettista meccanico, dopo il disegno tecnico, deve passare anche l’esame della costruzione.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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