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Dal settore Idee Punti di vista

Le esigenze commerciali sono prioritarie rispetto alle attività e alle verifiche tecniche?

Il più delle volte discutiamo dei processi di progettazione e produzione, focalizzando su questi temi le nostre riflessioni, spesso anche estrapolandole dal contesto generale di un’azienda. Non perché non esista, ma magari perché non sempre è direttamente collegato con quanto stiamo dicendo.
Faccio questa premessa perché vorrei raccontarvi un episodio che ci è accaduto ormai qualche anno fa e che mi ha portato a

riflettere sul valore e sul peso che hanno le esigenze di un reparto di un’azienda rispetto a tutti gli altri e di come questo si ripercuota sulle scelte strategiche generali.

Accadde tempo fa che un cliente mi chiese una consulenza tecnica a proposito di un motoriduttore a vite senza fine, la cui ruota cedeva a rottura nell’applicazione su cui era stata montata (l’accessorio di un motociclo). La situazione era piuttosto critica: era la fine di giugno e all’inizio di dicembre ci sarebbe stata la presentazione ufficiale del veicolo in questione. Pur non potendo fare il nome del cliente, vi lascio immaginare il clima di agitazione generale che si era venuto a creare per la situazione di emergenza.

Iniziammo subito a lavorarci, riuscendo a recuperare in poche settimane tutti i dati di funzionamento e le caratteristiche del motoriduttore in questione, e studiammo una proposta risolutiva al grave problema, dopo aver costruito una decina di campioni da testare.
Tutto stava andando nella giusta direzione, ma, considerando i tempi tecnici che le varie prove vita richiedono per la validazione e l’omologazione del pezzo (nella speranza ovviamente che tutto andasse bene e che non fosse necessario tornare su qualche passaggio), facemmo presente al nostro cliente che, quasi sicuramente, la data prefissata per il lancio del veicolo avrebbe dovuto essere posticipata.

Ed eccoci finalmente al nocciolo del discorso. Quello che ci sentimmo rispondere dal nostro cliente fu che uno slittamento era da escludere nella maniera più assoluta, perché la “macchina del marketing” era già stata avviata (prove su strada, spot televisivi, incontri con la stampa, e così via) e che pertanto il veicolo – in un modo o nell’altro – sarebbe stato comunque presentato e commercializzato alla data prefissata.
E così fu: il prodotto venne omologato e venne dato il via a un ordine di pre-serie al fine di soddisfare le prime richieste di consegna. Fortunatamente tutto andò bene; la revisione del prodotto funzionò perfettamente e l’articolo è tutt’ora in produzione.

Il mio discorso è però un altro. Tempo fa, parlando proprio di automotive, riflettevamo sul fatto che i danni derivanti da una campagna di richiamo possono addirittura essere la causa del fallimento di un’azienda, se l’entità di tali danni è superiore al suo stesso valore.
Alla luce di questo,

com’è possibile che le esigenze economico-commerciali legate al lancio di un veicolo siano prioritarie rispetto alle attività e alle verifiche tecniche? È possibile che i costi di eventuali richiami siano inferiori alle perdite economiche dovute a un ritardo nella commercializzazione?

Voglio dire: se si ha confidenza con un determinato processo produttivo per la realizzazione di un pezzo, è possibile che si possa decidere di assumersi il rischio, ma in casi come quello che vi ho appena raccontato, si partiva addirittura da una situazione critica e l’eventualità di un richiamo derivante da un problema venuto alla luce dopo il lancio e derivante dalla mancanza di un ulteriore controllo era più che verosimile.

Quali sono gli elementi che fanno propendere per una scelta piuttosto che per un’altra?

Mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista in proposito.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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