Le aziende cercano personale e non lo trovano, ma ci sono tanti disoccupati. Perché?

Capita spesso di leggere articoli o indagini di mercato che fanno riferimento a tassi di disoccupazione intollerabili a fronte di percentuali molto alte di imprese che cercano personale e riscontrano difficoltà nel trovarlo (a volte sono addirittura il 40%). Immagino sia capitato a molti di voi di imbattersi in dati come questi, se non addirittura di cercare personale e di incontrare le stesse difficoltà. Perché questo accade?, mi chiedo e vi chiedo.

La risposta a questa domanda secondo me non è poi così complessa. Come in un qualsiasi mercato, anche quello del lavoro è costituito da domanda e offerta. Le aziende cercano personale e non lo trovano, ma al tempo stesso ci sono tanti disoccupati. Perché? Semplicemente perché l’incrocio tra domanda e offerta non coincide. Se un’azienda ha bisogno di trovare un operaio e sul mercato ci sono tanti operai disoccupati, il problema è risolto da entrambe le parti. Se però ci sono tanti operai disoccupati e l’impresa in questione è in cerca di elettricisti, chi è disoccupato resta comunque tale e l’azienda continua a cercare personale senza riuscire a trovarlo. Quindi:

il problema della disoccupazione a fronte di un numero consistente di imprese che cercano personale è, secondo me, la mancanza di sincronizzazione tra domanda e offerta.

Ma perché domanda e offerta non coincidono? La ragione secondo me sta sostanzialmente nel fatto che non c’è un buon collegamento tra scuola e mondo del lavoro. Di questi tempi si è portati a mandare i propri figli al liceo in modo che possano proseguire gli studi all’università e spesso anche oltre con il risultato che oggi “sul mercato” ci sono tantissimi laureati: ingegneri, architetti, avvocati… Purtroppo però molto spesso poi le prospettive di lavoro sono scarse.
Non voglio dire che seguire le proprie aspirazioni sia sbagliato, anzi! È giusto che sia così. Al tempo stesso, però, il mercato del lavoro non dovrebbe mai essere perso di vista.

A questo si aggiunge il fatto che, a livello generale (ma senza ovviamente generalizzare), noto una tendenza all’adattamento piuttosto bassa. Un problema questo che tocca prevalentemente i paesi industrializzati. Capita spessissimo di trovare sulle vetrine dei negozi dei centri commerciali cartelli “Cercasi commessa/o”, ma sono in molti a non volersi neppure candidare perché questa specifica mansione richiede spesso un lavoro su turni o nei giorni festivi e non tutti sono disposti a farlo.
Ormai è la norma che i lavori più “semplici” – seppur ugualmente necessari – vengano svolti da persone straniere. In Italia, come nella maggior parte dei paesi industrializzati, il livello di scolarizzazione è sempre più alto e questo non è negativo. Ripeto: trovo che non sia assolutamente un difetto cercare di aspirare a posizioni di alto profilo; dico però che diventa una limitazione nel momento in cui ci si rende conto che quello per cui si è studiato non ha sbocchi e non si è disposti – neppure nel frattempo – a fare altro. In altre parole: sono molte le persone che preferiscono restare a casa a fare nulla piuttosto che andare a fare l’operaio. Ed è proprio qui che, secondo me, si cade in errore…

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

Tutti i suoi articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli recenti

Valore oltre il prodotto: perché raccontarlo fa la differenza

Nel mondo della meccanica di precisione, ciò che fa davvero la differenza non è solo il prodotto finale, ma tutto quello che c’è dietro: qualità dei processi, supporto tecnico, controllo, tecnologia e visione. Eppure, tutto questo valore rischia spesso di passare inosservato. Per questo oggi più che mai serve saperlo raccontare, anche nei settori più tecnici.

L’imprevisto può capitare. Dovremmo considerarlo come parte “fisiologica” dell’attività di un’impresa

Anche per questo, in MICROingranaggi, abbiamo scelto di adottare un approccio leggermente diverso da quello classico nella gestione delle consegne. Un approccio che ci sta già portando buoni risultati e che contribuisce a preservare quella serenità quotidiana che, in un contesto lavorativo, è fondamentale.

C’è una bella differenza tra misurare un ingranaggio e certificarlo

La misurazione serve a monitorare il livello qualitativo dei pezzi durante il processo produttivo, la certificazione invece ad attestarne in modo ufficiale la qualità a fine lavorazione. Due attività diverse, che insieme contribuiscono a garantire il livello del prodotto finale.