Il ricollocamento di personale molto qualificato è un problema reale?

Da una parte ci sono le aziende che cercano personale, dall’altra ci sono tanti disoccupati in cerca di lavoro e spesso, come dicevamo qualche tempo fa, incrociare domanda e offerta non è così semplice. Questo a livello generale.
Poi c’è il settore della meccanica dove, come abbiamo detto più volte, sta diventando sempre più difficile trovare personale tecnico specializzato. In questo comparto, però, c’è anche chi lamenta il fatto che a una eccessiva specializzazione dovrebbero corrispondere compensi così alti che molte imprese non sono disposte a sostenere.

Morale: il ricollocamento di personale molto qualificato è diventato un problema reale. Siete d’accordo?

Si tratta di una questione che personalmente mi lascia un po’ perplesso. Non riesco a spiegarmi, infatti, come sia possibile che in questo preciso momento storico ed economico ci siano figure tecniche specializzate che abbiano così tante difficoltà a ricollocarsi all’interno di un’azienda solo perché – come alcuni sostengono – la loro professionalità costa troppo e quindi le imprese non sono disposte a pagare.

Vi faccio un esempio concreto: se io imprenditore avessi realmente bisogno di un bravo saldatore da inserire nella mia officina e se questo professionista mi chiedesse uno stipendio adeguato alle sue capacità, non avrei alcun problema a corrisponderglielo. Se il compenso richiesto è alto, vuol dire che quel tecnico mi renderà tanto.
Così la penso io, ma così la pensa anche la gran parte degli imprenditori che operano nel mio settore. Anche perché non avrebbe molto senso assumere del personale poco capace e poco produttivo solo perché costa poco. Non trovate?

Il più delle volte, però, l’impresa che deve assumere non conosce il candidato, né le sue capacità, e valutare a priori il reale livello di preparazione di un operaio specializzato è nella maggior parte dei casi piuttosto complesso.
Ma ciò nonostante è molto difficile che un imprenditore o un addetto alla ricerca di personale escluda a priori una figura molto qualificata solo perché ha dei dubbi sulla sua reale preparazione. È proprio per questo infatti che esistono diverse forme di collaborazione.
Si potrebbe per esempio partire da un contratto che preveda un inquadramento medio (che abbia senso ovviamente) nel quale però siano indicati mansioni, obiettivi e date. Poi, alle scadenze concordate, ci si ritrova e si valuta se effettivamente tali obiettivi sono stati raggiunti interamente, solo in parte oppure per niente. E a quel punto si decide cosa fare. Credo che un lavoratore che conosce le proprie capacità e professionalità non avrebbe nulla da temere di fronte ad accordi scritti, chiari e ben definiti.

Chiudo quindi girando a voi la domanda di questo post: pensate che il ricollocamento di personale molto qualificato sia un problema reale?

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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