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Droni: un mercato dalle immense potenzialità, ma…

Provate a immaginare un mondo in cui i droni sono di uso comune e li si vede volare regolarmente nei cieli. Cosa ne pensate?
Qualche settimana fa, mentre stavo facendo una passeggiata, mi è passato sulla testa un drone di circa un metro di diametro e mi sono subito chiesto: e se dovesse cadere? Immediatamente, infatti, mi è venuto in mente il caso dello sciatore austriaco Manfred Hirsher che lo scorso dicembre durante lo slalom di Coppa del Mondo di sci a Madonna di Campiglio ha schivato di pochissimo un drone che stava effettuando un volo (peraltro non autorizzato!) in caduta libera.

Un po’ come per le auto senza conducente, anche il mercato dei droni potrebbe essere un indicatore verosimile degli enormi progressi che si stanno facendo in ambito tecnologico. Ormai i droni ci sono e ce li teniamo, ma la mia impressione è che ci sia ancora tanto da fare, molto di più rispetto a quello che è l’immaginario comune. Quello che temo, infatti, è che le evoluzioni tecnologiche in questo campo stiano viaggiando troppo velocemente rispetto all’iter di regolamentazione in materia. E questo non si concilia troppo bene con il relativo giro d’affari mondiale che – si stima – potrebbe addirittura arrivare a 8,1 miliardi di dollari nel 2018. Cifra destinata ad aumentare ulteriormente non appena sarà definita una volta per tutte la questione normativa e non appena verranno risolti alcuni problemi tecnici come peso, durata delle batterie, affidabilità dei sensori di rilevamento di posizione, eccetera.

L’utilizzo in campo militare – ambito dove peraltro i droni sono nati – mi spaventa molto: d’altro canto stiamo parlando di macchine dal potere distruttivo. Quindi armi a tutti gli effetti, efficaci e a un costo relativamente basso, perciò è normale che vengano prese in considerazione. Quello però che mi preoccupa è che comunque si tratta di alta tecnologia nelle mani di tutti, anche di quei terroristi che potrebbero arrivare a progettare i loro attacchi anche avvalendosi di queste tecnologie, solo per fare uno dei tanti esempi.
L’uso in ambito civile, invece, mi incuriosisce, anche se la strada da percorrere è ancora molta, soprattutto dal punto di vista della sicurezza che secondo me non può essere trascurato. Penso a un utilizzo in agricoltura, vigilanza, sicurezza, protezione civile e così via. Fino ad arrivare alle riprese foto e video, contesto dove ci sarebbe da sollevare un’altra grande questione: quella della privacy.

Il caso concreto più discusso è quello delle consegne via droni di Amazon Prime testato in Canada e Gran Bretagna, ma non ancora in USA a causa dello stop della FAA (Federal Aviation Authority), proprio per una questione legata alla sicurezza e all’impatto ambientale. La stessa FAA alcuni mesi fa ha imposto l’obbligo di registrazione per i mezzi sopra i 250 grammi, pena una sanzione di 27.500 dollari e a breve lancerà una legge ad hoc per l’uso professionale dei droni in aree critiche come città e aeroporti e non solo.
Intanto in Cina c’è un altro colosso dell’e-commerceJD – che dalla fine dello scorso anno sta utilizzando i suoi droni per un test di mercato nella provincia di Jiangsu-a per riuscire a raggiungere un importante segmento di clientela che vive nelle zone rurali.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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