Additive manufacturing: criticità e opportunità per la produzione di ingranaggi

Un paio di settimane fa ho concluso un post domandandovi se, secondo voi, le tecnologie per la stampa 3D (intese come strumentazioni che utilizzano il metodo della produzione additiva) avrebbero dovuto essere considerate una risorsa dalle immense potenzialità anche per chi opera nell’ambito della meccanica e micromeccanica di precisione.
Da quello che ho potuto constatare dalla maggior parte dei vostri commenti l’ottimismo è tanto. Credo in ogni caso che debbano essere tenuti in considerazione alcuni fattori importanti, principalmente legati al tema dei progressi tecnologici.

Per come la vedo io, infatti, la risposta alla mia domanda iniziale non può essere semplicemente un sì o un no. È molto probabile che l’additive manufacturing (AM) sia davvero il futuro, ma affinché ciò possa accadere realmente, penso debbano essere affrontate e risolte ancora alcune criticità.
A partire, ad esempio, dai tempi di produzione, oggi ancora troppo alti. Oppure dal volume di lavoro, poiché attualmente si possono produrre solo pezzi di dimensioni limitate (parlando ovviamente di strumentazioni a costi contenuti) e questo, com’è facile immaginare, limita non poco gli sbocchi applicativi.
Un’altra questione che credo non debba essere sottovalutata è quella dei costi. Il prezzo delle strumentazioni per l’additive manufacturing oggi è ancora ‘importante’ e diventa inevitabilmente una barriera all’ingresso all’adozione di questa tecnologia, soprattutto se a questo si aggiunge il problema di accesso ai finanziamenti da parte delle imprese, un tema che purtroppo ricorre costantemente indipendentemente dall’argomento trattato.

Quindi velocità di lavorazione, accuratezza dimensionale e costi. Tre elementi importanti a cui se ne aggiungono altri due ugualmente significativi. Da un lato, infatti, vanno tenuti fortemente in considerazione i progressi fatti nell’ambito dello studio e della realizzazione di nuove polveri. Molti dei fattori che concorrono ai progressi di una tecnologia come quella dell’additive manufacturing sono infatti nelle mani di chi progetta e produce le polveri.
Dall’altro lato, invece, deve essere considerata la questione della proprietà intellettuale. Nel momento in cui si progetta un pezzo e si decide realizzarlo con l’AM, lo si deve far fare a chi ha un know how di questa tecnologia, che, per il più delle volte, è uno studio o una figura esterna che possiede necessariamente anche un know how di progettazione. Ecco quindi che chi ha disegnato il pezzo si trova a dover condividere il progetto con altri.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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2 risposte

  1. Leggo abitualmente i tuoi post e, tra gli altri, mi ha particolarmente interessato quello del 17/09/2104 dal titolo “Sistema 3D e prototipazione rapida”.
    Ho colto la domanda che ti sei posto in merito alle potenzialità offerte da questa tecnologia con particolare riferimento alla sua applicazione nel settore della meccanica di precisione.
    Confesso di essere rimasto un po’ indietro nella conoscenza delle possibilità offerte dalla stampa 3D con particolare riferimento alla “AM” (Additive Manufactoring).
    Pertanto, ho cercato di aggiornarmi sull’argomento partecipando ad una conferenza indetta dalla UCIMU presso la recente manifestazione BI-MU.
    In sintesi, cos’è emerso?
    E’ emerso che indubbiamente si tratta di una tecnologia affascinante.
    Tecnologia che, in origine, era ed è tuttora utilizzata per la prototipazione rapida (per la produzione di singoli pezzi) ma che oggi è ampiamente in uso anche nella produzione di serie, questa è la novità.
    Vedi ad es. la società AVIO AERO che realizza, con questo sistema, palette per turbine direttamente dalle polveri metalliche nelle leghe da loro stessi prodotte.
    Ma, come si dice, non è tutto oro ciò che luccica!
    Ogni sistema produttivo ha i suoi pro e i suoi contro!
    Tutto deve sempre essere valutato in rapporto ai costi ed ai benefici che si possono ottenere adottando questo o quel processo di produzione.
    Infatti, la tecnologia “Additive Manufactoring”, in breve “AM”, non produce, nella maggioranza dei casi, il pezzo finito.
    Produce un semi-lavorato che deve subire altre operazioni di finitura per poter essere utilizzato.
    Ciò si verifica appunto nei pezzi che compongono un cinematismo o un dispositivo di precisione.
    Da qui la risposta alla domanda iniziale dove si poneva il quesito:
    “E’ vero che la stampa 3D può essere considerata una risorsa dalle immense potenzialità anche per chi opera nell’ambito della meccanica di precisione?”
    Questa tecnologia, a mio parere e nelle realtà dei fatti, è da considerarsi complementare a quelle tradizionali soprattutto nell’ambito della meccanica di precisione proprio perché la “AM” produce , come già detto, dei semilavorati che necessitano delle operazioni di finitura atte a renderli idonei allo scopo.
    La meccanica di precisione, lo dice la definizione stessa, esige tolleranze dimensionali e geometriche molto ristrette che si possono ottenere soltanto con operazioni di rettifica, di alesatura, di rullatura e così via e richiede inoltre trattamenti termici appropriati.
    Non entro poi nei dettagli relativi ai costi che l’adozione della “AM” comporta.
    In ogni caso, nulla da eccepire per quanto riguarda le sue potenzialità.
    Grazie per l’input e cordiali saluti.
    Ottorino

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