Come preannunciato la scorsa settimana, torniamo a parlare di qualità e, più nello specifico, di come avvengono misurazioni e certificazioni. Riprendere questo tema significa, almeno in parte, tornare a parlare della nostra esperienza e di quello che è il modus operandi di MICROingranaggi.
Come abbiamo visto, quasi tutti i nostri clienti sono esportatori. Mandare i propri prodotti in tutto il mondo significa che, nel malaugurato caso di una partita difettosa, i danni che ne conseguono sono immensi. Data quindi la fondamentale necessità che ogni componente che diventerà parte di un determinato prodotto deve essere perfettamente funzionante, i produttori andranno inevitabilmente a circondarsi solo di quei fornitori che siano in grado di dare loro maggiori garanzie di buon funzionamento dei componenti acquistati e quindi di una maggiore qualità finale del prodotto.
Ma chi può dar loro tutte le garanzie di cui hanno bisogno? Solo chi, come noi, è adeguatamente attrezzato. Chi, cioè, dispone di tecnologie idonee a garantire la massima qualità e può contare su un personale qualificato, formato e aggiornato e quindi perfettamente in grado di utilizzare queste tecnologie.
Molte aziende, e questo lo avete fatto notare anche voi, considerano il controllo qualità un costo senza ritorni concreti e, trovandosi a decidere che genere di investimento fare, preferiscono acquistare macchinari che contribuiscono a incrementare la produzione (un tornio, ad esempio), piuttosto che altre strumentazioni per il controllo qualità come le macchine di misura. L’illusione, a mio avviso inesatta, è che un aumento di produzione equivalga a un incremento del fatturato, indipendentemente dalla qualità di ciò che viene prodotto.
La nostra strategia è invece quella di produrre meno pezzi, ma di una qualità maggiore per perché adeguatamente controllati.
Oggi è l’automotive il settore più ‘esasperato’ dal punto di vista delle esigenze qualitative, ma questa esasperazione piano piano verrà trasferita anche a tutti gli altri settori industriali. Un altro comparto che necessita di livelli qualitativi molto alti è l’aerospace. Abbiamo clienti che ci chiedono la certificazione di ogni pezzo e in alcuni casi le ore lavoro impiegate per la certificazione superano quelle occupate per la produzione dei pezzi.
Tutti i lotti di componenti prodotti da MICROingranaggi subiscono un controllo, il che non significa che i pezzi vengono controllati a uno a uno. In genere è il produttore che, in base alla propria esperienza, stabilisce la griglia di controllo.
Oggi le tolleranze di produzione sono particolarmente strette, ma al tempo stesso le tecnologie sono molto avanzate e in genere abbiamo la possibilità, su lotti di produzione normali, di fare controlli a inizio produzione, a metà e alla fine. A patto ovviamente che non ci siano variazioni che incorrano nel processo, come ad esempio la sostituzione di un utensile sulla macchina durante la lavorazione.
E ora vi saluto, lasciandovi un breve video della nostra macchina di misura automatica Contura G2 di Zeiss al lavoro.
2 risposte su “Controllare, misurare e certificare”
Assolutamente sì.
I controlli, fatti come si deve e quando si deve, sono basilari in tutte le attività.
Quando si ricevono contestazioni dalla controparte, per un prodotto non rispondente alle specifiche richieste, è necessario poter dimostrare, strumenti alla mano, la loro infondatezza oppure riconoscere le proprie carenze.
Certo, le proprie mancanze devono essere individuate prima che il prodotto venga consegnato al cliente per evitare di produrre scarti in quantità e per correre il rischio di essere emarginati e quindi esclusi dalle forniture successive.
In ogni caso, la strumentazione di controllo rappresenta una garanzia di serietà professionale e di qualità della produzione.
Non bisogna poi dimenticare che l’introduzione delle moderne forme di gestione quali il già citato “kanban” richiedono assoluta certezza che il prodotto fornito sia rispondente alle caratteristiche richieste.
Le tempistiche imposte dal “just in time” non consentono, se non in misura limitata, di correre ai ripari per sostituire un prodotto difettoso.
Diversamente, si finisce per produrre danni pressochè irreparabili a se stessi ed anche al committente con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
Hai ragione, Ottorino. Nel momento in cui immettiamo un prodotto sul mercato, dobbiamo prendercene la piena responsabilità. Nel bene e nel male. Credo che questo sia un nostro dovere assoluto.
Inoltre si dice che prevenire sia meglio che curare. Dovremmo avere la lungimiranza di prevedere e risolvere un problema prima che si verifichi. Perlomeno quando è possibile, ma il controllo qualità è proprio uno di questi casi. E l’attrezzarsi adeguatamente è certamente una soluzione…