Il 2024 di MICROingranaggi è stato un anno davvero particolare.
Prima di tutto passerà alla storia (alla nostra storia) per essere stato l’anno del cyber attacco, un’esperienza destabilizzante, ma finita bene. Un’esperienza che, da un lato, è stata “utile” perché ci ha permesso di fare passi avanti in materia di cyber security, evitando di doverlo fare in un momento in cui avremmo potuto subire conseguenze più gravi. Ma, dall’altro, da quello dell’innovazione, questo imprevisto ci ha rallentati nel processo di digitalizzazione che stiamo portando avanti ormai da diversi anni, costringendoci a rivedere parte dei piani e a far slittare di alcuni mesi attività che avrebbero potuto essersi concluse quest’anno.
In generale, però, né il cyber attacco di aprile, né la situazione complessa che sta affrontando il settore delle trasmissioni meccaniche e né il faticoso momento in cui versa l’economia italiana ed europea hanno pesato troppo sui nostri risultati e
le previsioni di MICROingranaggi sono di chiudere il 2024 con un +2% del fatturato rispetto allo scorso anno.
Essendo ormai da diversi anni associati ad A.P.I. Associazione Piccole e Medie Industrie, ho spesso modo di confrontarmi con varie figure di riferimento, non ultima il Direttore Generale Stefano Valvason, con cui recentemente ho avuto una interessante discussione proprio sul 2024 delle PMI italiane. Uno scambio che vorrei condividere con voi.
Ingegner Valvason, com’è stato il 2024 delle imprese che A.P.I. rappresenta*?
“Il 2024 è stato un anno complesso sotto molti aspetti, sia per l’economia generale sia per le numerose transizioni in atto. A partire dal contesto geopolitico, infatti, l’influenza generata dai conflitti in corso (che in questo momento sono 56, con 92 nazioni in guerra)sta avendo un impatto significativo sull’economia italiana e, in particolare, sulle nostre imprese manifatturiere.
Questa situazione ha generato una forte debolezza della domanda interna, soprattutto legata a redditi bassi. Nonostante i dati mostrino una crescita dell’occupazione, si tratta prevalentemente di occupazione “povera”: cioè che non crea valore aggiunto significativo e non consente ai lavoratori di avere un reale potere d’acquisto. Questo, unito a un’offerta industriale indebolita dalle difficoltà delle imprese, ha innescato un circolo vizioso. Le aziende, in crisi, non riescono a proporre prodotti innovativi o competitivi, e i consumatori, con una capacità di spesa limitata, non sostengono adeguatamente la domanda interna”.
Dove ha visto maggiore sofferenza?
“Se analizziamo il territorio, emerge un quadro variegato, con alcune differenze a livello geografico. Ci tengo però a sottolineare che sono i settori produttivi, più delle disparità territoriali, a determinare lo scenario economico in atto.
A essere in difficoltà non è solo l’automotive. Anche il tessile e la moda, così come le costruzioni, stanno attraversando una fase calante, ciascuno a causa delle specifiche dinamiche che caratterizzano il comparto.
Questo insieme di fattori ha portato a una contrazione dell’economia italiana, a un calo della produzione industriale e a una stagnazione del commercio mondiale, che ha penalizzato sia le esportazioni che le importazioni”.
Se penso a MICROingranaggi e alla sua storia, vedo che, oltre alla diversificazione dei settori a cui ci rivolgiamo, è stata soprattutto la strategia di crescita incentrata sugli investimenti a permetterci di superare indenni i momenti difficili.
Cosa ci può dire su questo tema?
“Gli investimenti rappresentano un altro ambito critico. Molte aziende stanno evitando di investire, limitandosi a gestire il breve termine. Non mi riferisco solo a una gestione mensile o settimanale, ma addirittura quotidiana. Vedo troppe realtà “navigare a vista” nell’attesa che si arrivi a un nuovo equilibrio. Inutile dire che questa situazione non è sostenibile e rischia di far perdere tempo prezioso.
Fortunatamente ci sono anche alcune eccezioni: le imprese più lungimiranti, guidate da imprenditori e imprenditrici con una visione strategica di medio termine, hanno continuato a investire”.
In quale direzione sono andati e andranno gli investimenti delle nostre imprese?
“Abbiamo registrato un interesse verso il digitale e la sostenibilità, mentre l’intelligenza artificiale sembra destinata a diventare un obiettivo di investimento più rilevante a partire dal 2025.
Le traiettorie verso cui le aziende devono dirigersi sono quindi già chiare. Anche se il Green Deal verrà parzialmente rivisto per rispondere alle criticità che ha creato (settore automotive in primis) resterà comunque il fulcro della politica industriale europea.
Il Vecchio Continente sarà sempre più orientato verso i temi della sostenibilità, dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione tecnologica, seppur sia innegabile che esista un significativo divario rispetto ad altri Paesi in altri continenti, che rende ancora più urgente la necessità di accelerare in questa direzione.
Le imprese devono quindi abbracciare questi cambiamenti, senza aspettare ulteriormente. Investire in nuove tecnologie e adottare modelli di business innovativi è fondamentale. Prima si inizia, più tempo si ha per adattarsi e per formare le persone sui nuovi metodi di lavoro. Sostenibilità, intelligenza artificiale e transizione digitale non sono cambiamenti che si possono realizzare da un giorno all’altro. Richiedono tempo, formazione e un cambiamento culturale profondo, sia a livello aziendale che individuale.
Il consiglio che diamo alle imprese è chiaro: iniziate subito, ma non improvvisate, sperimentate e non perdete tempo. È fondamentale anticipare il futuro, piuttosto che aspettare che accada qualcosa di indefinito. Solo così si può costruire un percorso di crescita sostenibile e duraturo”.
* A.P.I. Associazione Piccole e Medie Industrie associa le PMI di alcuni dei distretti più produttivi della Lombardia e più virtuosi del nostro paese (Milano, Monza-Brianza, Sud Ovest di Milano, Lodi, Pavia e Bergamo)