Come tutti – ahimè – sappiamo bene, i primi mesi dello scorso anno erano iniziati i problemi di reperimento delle materie prime, fondamentalmente perché la ripresa era stata forte e generalizzata e aveva coinvolto contemporaneamente un po’ tutte le economie del mondo. Poi è successo che alcuni paesi – come per esempio la Cina – si sono trovate a dover chiudere molte delle proprie acciaierie perché troppo inquinanti e, di conseguenza, moltissimi produttori hanno fatto incetta di materie prime dall’occidente, mettendo noi occidentali in difficoltà.
Adesso abbiamo a che fare con una guerra a due passi da noi che – oltre a quello che sta accadendo che è già di per sé drammatico – peggiora ulteriormente la situazione, perché parte delle materie prime base arriva proprio dalla Russia (carbone, ghisa, acciaio).
Morale: in giro non si trova più nulla.
Non si riescono più a trovare materie prime da lavorare.
E se fatichiamo a trovare il materiale noi che facciamo microcomponentistica, posso solo immaginare in quale situazione si trovi chi lavora con grandi quantitativi di materiale. Con la conseguenza che si sente già parlare di aziende in cassa integrazione proprio per questa ragione.
La crisi delle materie prime che perdura ormai da tanti mesi a questa parte, e che adesso si è inevitabilmente aggravata, sta portando moltissimi problemi oggettivi legati all’evasione degli ordini. E questo è un primo punto.
C’è però un secondo aspetto, una seconda criticità che mi lascia un po’ perplesso e che rende la gestione del tutto ancora più difficoltosa.
Nonostante le difficoltà di approvvigionamento dei materiali siano più che oggettive, è come se tanti clienti fossero come in uno stato di torpore e di fatto non lo accettassero.
“Siete un nostro fornitore chiave, non ci avete mai dato problemi e adesso non ci consegnate la merce”, ci siamo sentiti dire. Ebbene, ma il punto è proprio che non abbiamo mai dato problemi e che questo ritardo è dovuto a cause non dipendenti da noi.
Più che di un atteggiamento, credo si tratti più che altro di uno stato d’animo dovuto a una stanchezza derivante da due anni di pandemia che – nella quotidianità – ha richiesto un po’ a tutti (in un modo o nell’altro) delle energie extra.
È come se da un punto di vista psicologico – le persone fossero stufe di accettare situazioni negative e contrarie, e che quindi si trovassero poi nella quotidianità a negare certe problematiche oggettive.
Fortunatamente MICROingranaggi non ha macchine ferme al momento, ma siamo inevitabilmente costretti a ritardare le consegne.
Anche per una conferma d’ordine ci vogliono molti più giorni rispetto a prima e questo accade proprio perché i fornitori non hanno materiale e quindi invece di cercarlo da uno solo, ne dobbiamo coinvolgere tanti di più. E non è poco!
Ci vuole tempo, ci vuole energia e inevitabilmente la situazione diventa stressante da gestire.
Inutile dire che non si può mandare una conferma d’ordine a un cliente non avendo idea di quando effettivamente sarà disponibile la materia prima che serve. E parliamo di materiali che prima erano disponibili in una settimana/dieci giorni e per i quali adesso occorrono anche tre mesi, se non di più. Senza contare che poi deve ancora iniziare la nostra lavorazione.
Ma il problema vero non è solo legato al ritardo nel reperimento delle materie prime. Paradossalmente se il materiale fosse disponibile in ritardo, ma si sapesse esattamente quando, si potrebbe comunque organizzare il lavoro. Si potrebbero comunque gestire ordini e clienti con maggiore facilità.