Non voglio parlare di politica. Non lo faccio mai e non ho intenzione di farlo neppure ora.
Parlo però da imprenditore che negli ultimi mesi ha dovuto gestire (imprenditorialmente parlando) l’emergenza sanitaria.
Bene, da imprenditore mi sento di dire che sono allineato con il pensiero di Mario Draghi e di Marco Bonometti quando dicono che
non è possibile prorogare sine die il blocco dei licenziamenti.
Sono assolutamente consapevole di quanto possa essere difficile, se non addirittura drammatico, perdere un posto di lavoro oggi. Vero è anche però che una cassa integrazione a lungo termine non può essere la soluzione. Può servire a dare un sollievo temporaneo alle aziende in difficoltà così come ai lavoratori, questo sì, ma non è la strategia per uscire da una crisi di questa entità.
Senza contare che parliamo di un Paese, l’Italia, già sufficientemente indebitato e che non può permettersi di sostenere all’infinito una spesa così consistente come quella della cassa integrazione.
Una volta si diceva che supportare le popolazioni povere dell’Africa dando loro da mangiare è un bellissimo gesto. Verissimo, ma il problema è che oltre a oggi avranno fame anche domani e dopodomani ancora. Allora forse è meglio costruire dei pozzi per l’acqua e insegnare alle persone a coltivare la terra. All’inizio sarà sicuramente più faticoso, ma a lungo andare probabilmente permetterebbe di risolvere il problema.
Ecco, il discorso del prolungamento all’infinito della cassa integrazione non mi sembra molto lontano. Permette di “dare da mangiare oggi e forse domani”, ma poi?
E allora