Tempo fa ho dedicato un post ad alcuni consigli pratici che, secondo me, sarebbero potuti tornare utili a un progettista alle prime esperienze.
Ma
quali caratteristiche dovrebbe avere un progettista?,
mi chiede qualcuno di voi in un commento.
Sicuramente deve essere preciso. Mi sembra quasi scontato scriverlo, ma la precisione è la condicio sine qua non per chi decide di fare questo mestiere.
È fondamentale, poi, avere conoscenze nell’ambito della meccanica in generale ed è sicuramente utile conoscere, seppur in maniera basilare, un software di progettazione.
Quindi
precisione e conoscenza nell’ambito della meccanica prima di tutto. Ma questo non basta.
Bisogna infatti pensare che una persona con queste caratteristiche può iniziare a lavorare in un ufficio tecnico, ma deve necessariamente essere affiancata per un periodo.
E qui – a parer mio – molte aziende sbagliano approccio, credendo che basti assumere una figura che risponda a determinate caratteristiche, affinché possa iniziare a lavorare sul campo autonomamente.
Ma non è così.
Nel momento in cui una impresa assume un nuovo progettista, deve pensare di prevedere un affiancamento a una figura più esperta e predisporre un percorso di formazione.
Questo, secondo me, è fondamentale e lo dico per esperienza personale.
Difficilmente infatti cercherei per MICROingranaggi un progettista già formato e con un bagaglio di esperienza alle spalle. Opterei invece per una figura alle prime esperienze, così da poterla formare internamente “a nostra immagine e somiglianza”.
Perché dico questo? Perché tanto comunque, anche se si riuscisse a trovare un professionista con dieci anni di esperienza, difficilmente sarebbe specializzato esattamente nell’ambito in cui un’azienda opera (micromeccanica di precisione, nel nostro caso). Un periodo di formazione, quindi, si renderebbe ugualmente necessario, con il rischio però di imbattersi qualcuno che – essendo già sul campo da tempo – avrebbe una certa impostazione mentale che lo renderebbe più impermeabile a nuovi insegnamenti.
Ma, e questo è importante da precisare, non per una questione legata all’età anagrafica, quanto piuttosto perché è difficile che una persona con una certa esperienza alle spalle accetti di ripartire da zero (o quasi), cambiando il suo modo di lavorare o comunque la sua impostazione mentale. Due aspetti – questi ultimi – che per per un datore di lavoro sono fondamentali.
Certo,
assumere una figura giovane e inesperta richiederà tempo e risorse per la sua formazione, ma – per come la vedo io – è uno degli investimenti con maggior ritorno.
Mi hanno anche chiesto in base a che cosa scelgo una giovane risorsa, dato che, in questo caso specifico, non è all’esperienza pregressa che posso guardare. Bene, io in genere valuto il tipo di persona che ho di fronte e cerco di capire da lui (o da lei) cosa vuole dalla sua esperienza lavorativa, cosa vuole imparare e dove vuole arrivare.