Oggi come oggi nel manifatturiero è più saggio puntare sulla verticalizzazione dell’offerta o su un’espansione in senso orizzontale? In altre parole: sulla gestione dell’intera catena produttiva (dall’acquisizione della materia prima al collaudo del prodotto finito) o su una fase specifica (per esempio dentatura o tornitura conto terzi)?
MICROingranaggi, fin dall’inizio della sua storia, segue la strada della verticalizzazione, perché siamo convinti che la fornitura del prodotto completo sia di gran lunga la scelta più saggia. Ma non perché siamo dei visionari o chissà che cosa. Per il semplice fatto che è il mercato a chiederlo.
Inutile dire che ci sono tante aziende che fanno la scelta opposta, puntando su un’espansione in senso orizzontale.
È sbagliato? Difficile dirlo. Semplicemente perché una scelta giusta o sbagliata non c’è.
Se però devo dare un’opinione personale (e professionale), chiaramente limitata al nostro settore,
sono portato a pensare che tali realtà abbiano e avranno sempre di più vita difficile. Di questi tempi soprattutto.
Certo, passare dall’occuparsi di una sola attività alla gestione del ciclo completo della lavorazione di un prodotto non è così banale. Significa infatti doversi fare carico anche di una serie di attività intermedie tutt’altro che semplici e che richiedono l’impiego di risorse che non si occuperebbero più prettamente di produzione, bensì di tutto ciò che vi ruota intorno. Dalla gestione di una catena di forniture decisamente più vasta e strutturata, quindi, a una logistica spesso complessa, e via dicendo. Risorse che, quindi, dovrebbero avere competenze abbastanza trasversali.
Se però tutte queste attività intermedie non venissero seguite e gestite adeguatamente, il rischio sarebbe quello di fare un buco nell’acqua, senza contare l’eventualità di perdere competenza nell’attività che fino a poco prima era stata il proprio core business.
Ciononostante, dopo tanti anni, posso dire che la scelta di MICROingranaggi di gestire la catena di fornitura completa sta pagando.
Non è semplice, questo è indubbio. Soprattutto nel momento in cui si decide di limitare quanto più possibile il coinvolgimento di fornitori esterni nel supporto alle varie fasi del processo produttivo con l’obiettivo di avere un maggiore controllo e ridurre la movimentazione della merce. Si tratta infatti di una scelta che implica in primis l’acquisto di nuove tecnologie, ma anche l’impiego di nuove risorse dedicate. E che quindi richiede inevitabilmente investimenti (spesso anche significativi) dall’esito incerto (pensiamo per esempio al caso di un forte calo della domanda).
Morale: qualunque sia la strada che si decide di intraprendere, qualcosa di complicato c’è sempre. Ma, per quella che è la nostra esperienza diretta, la scelta di occuparsi della gestione di un prodotto nella sua catena totale è apprezzata da clienti, per due ragioni principali.
Prima di tutto perché
la tendenza delle aziende del manifatturiero è, sempre di più, quella di assemblare degli assiemi e non semplicemente di produrre dei pezzi.
E poi perché il fatto di potersi appoggiare a un’unica realtà sgrava tali imprese da impegni e responsabilità, derivanti dalla gestione dei vari fornitori coinvolti, dalla complessità della logistica e, in ultimo ma non per importanza, perché, in caso di errore, verrebbero sollevate dall’onere di capire in quale punto della catena c’è stato l’errore e quale fornitore ha coinvolto.
Ma se la fornitura di soluzioni complete è quello che chiede il mercato, perché non tutte le imprese la offrono?
Costa troppa fatica? O perché molti hanno la presunzione di pensare che quello che hanno sempre fatto possa continuare ad andare bene? O per quali altre ragioni?