Un consiglio che mi sento di dare a chi cambia posto di lavoro

Quando decidete di lasciare un posto di lavoro, fatelo, ma mantenete buoni rapporti anche in uscita. Sia che vi vada di farlo sia che non vi vada. Il modo in cui lasciate un’azienda potrebbe condizionare il futuro che avete al di fuori di quella società molto più di quanto possiate immaginare.

Di recente sono stato contattato dal titolare di un’azienda (non occorre che faccia il nome) che voleva informazioni su una persona che in passato ha lavorato per MICROingranaggi.
Perché? Semplice: nel valutare la sua assunzione, voleva farsi un quadro più chiaro sulla quella risorsa.

Ora, siccome la mia esperienza mi porta a dire che episodi analoghi a questo capitano molto spesso, ci ho pensato su, ma non sono riuscito a farmi un’idea di quanto una persona che sta lasciando un posto di lavoro (o che sia in procinto di farlo) riesca effettivamente a misurare l’importanza di andarsene restando in buoni rapporti con il suo ex datore. E non tanto lì per lì, quanto piuttosto per il suo stesso futuro al di fuori di quella realtà.

Un datore di lavoro che ha collaborato tanti anni con una risorsa molto probabilmente conoscerà, oltre agli aspetti professionali, anche quelli comportamentali e caratteriali, che – come ben sappiamo – sono molto importanti.

(Io stesso, quando devo valutare una risorsa, do molto peso ai suoi aspetti caratteriali e comportamentali, a volte addirittura più che a quelli professionali.)

Ed è per questo che spesso accade che la/le società in cui una persona ha lavorato nel corso della sua carriera vengano contattate direttamente da aziende nuove o dalle agenzie per il lavoro, che stanno valutando una risorsa.

Ora io non so se queste telefonate “conoscitive” siano lecite o meno (credo di sì, anche perché – come si dice – “domandare è lecito, rispondere è cortesia”), ma fatto sta ed è che è quello che accade.

Quindi arrivo al consiglio che vorrei dare.

Quando decidete di lasciare un posto di lavoro, fatelo, per carità, è un diritto sacrosanto. Ma fatelo nel modo giusto. Cercate di mantenere buoni rapporti anche in uscita, sia che vi vada di farlo sia che non vi vada.

E lo dico perché il modo in cui decidete di lasciare un’azienda potrebbe condizionare il futuro che avete al di fuori di quella società molto più di quanto possiate immaginare.

Se una persona lascia un posto di lavoro sbattendo le porte e restando in cattivi rapporti, è difficile che il titolare di quell’azienda finisca poi per parlarne bene. Poi, per carità, come chi c’è dall’altra parte del telefono recepisce quello che sente è un altro discorso. Magari ha i suoi filtri e prende con le pinze quello che gli viene detto perché mette in bilancio che un po’ di rancore tra lavoratore ed ex datore di lavoro possa esserci, ma non è detto che sia sempre così…

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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