Riflessioni su un’Italia che funziona e non funziona

Recentemente mi è capitato di pensare ad alcuni fatti di cronaca che hanno colpito il nostro Paese in questi ultimi mesi, mi riferisco per esempio al ponte Morandi di Genova o alla villa abusiva di Casteldaccia (in provincia di Palermo) travolta dal fiume Milicia. Riflessioni che mi hanno portato a domandarmi, ancora una volta, cosa funziona e cosa non funziona in Italia. Non solo in termini generali, ma anche in merito a tutto ciò che riguarda la mentalità imprenditoriale, le infrastrutture, le nuove generazioni di lavoratori, il sostegno da parte dello stato, la fiducia nelle nuove tecnologie e via dicendo.
Ecco, riflettendo su tutti questi aspetti, mi sono trovato a concludere che, alla fine di tutto, il problema del nostro paese è sostanzialmente riconducibile a un grande difetto che purtroppo ci caratterizza come popolo.

Ma facciamo un passo indietro. Sono consapevole del fatto che qualche tempo fa ho criticato la nostra storica e ormai fisiologica inclinazione all’autoflagellazione che ci spinge a continuare a sottolineare ed enfatizzare i problemi che caratterizzano il nostro paese, finendo – tra le altre cose – per boicottare l’immagine che abbiamo nel mondo con tutto ciò che ne consegue.

Verissimo e ne approfitto per ribadire il concetto:

senza dubbio noi italiani dovremmo mettere più energie nel sottolineare le nostre qualità – perché di qualità ne abbiamo eccome – che non nell’evidenziare i nostri difetti.

Poi però, quando vedo accadere fatti di cronaca così disastrosi in poco tempo, non posso far altro che ragionare anche sul fatto che dovremmo sforzarci altrettanto – come popolo, intendo – per cambiare la nostra mentalità di fondo.

Mi spiego meglio. In Italia è normale, per esempio, che gli autotrasportatori viaggino con carichi di gran lunga superiori a quelli consentiti dalla legge. In Italia è normale, per fare un altro esempio, che ci siano zone (spesso anche ampie) interamente costruite abusivamente. In Italia è normale che una impresa faccia domanda per un Iperammortamento, quando in realtà avrebbe le carte in regola solo per un Super ammortamento.

In Italia, in buona sostanza, è normale che spesso e volentieri non si seguano le regole perché “tanto nessuno mi controlla” e quindi “cosa le rispetto a fare” se conviene muoversi diversamente.

So che non sto svelando chissà quale mistero, ma sono convinto che ogni tanto questi temi vadano sollevati. Forse nella vana speranza di attirare l’attenzione di una classe politica che dovrebbe e potrebbe fare molto di più.

La Costituzione italiana è una delle più ricche al mondo. Il grande problema del nostro paese è che purtroppo il più delle volte le leggi che la compongono non vengono rispettate, né fatte rispettare.

Questo porta inevitabilmente il cittadino (in veste di privato o non) a sentirsi legittimato nel non rispettarle a prescindere e le conseguenze spesso sono disastrose (ma se tanto costruiscono tutti abusivamente, perché io non dovrei farlo?).
In buona sostanza, secondo me,

il principale problema del nostro paese è che ci manca un po’ di senso civico.

Questo vale per il privato, ma finisce inevitabilmente per ripercuotersi anche a livello imprenditoriale, con conseguenze spesso negative per l’intero sistema-paese.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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