La settimana scorsa abbiamo parlato di come una eventuale entrata di Amazon nel settore della componentistica meccanica potrebbe ridipingere lo scenario e le dinamiche di questo comparto. Ora, io non credo che beni complessi come le macchini utensili verranno vendute su un marketplace come Amazon (perlomeno non nel breve periodo), ma anche l’andamento di questo settore fa riflettere parecchio.
C’è chi dice, infatti, che non appena chiuderà il rubinetto degli incentivi (e per incentivi mi riferisco principalmente a iper e super ammortamento) il mercato delle macchine utensili crollerà. Siete d’accordo?
Quello che è noto a tutti è che l’Italia delle macchine utensili ha avuto un’impennata in questi ultimi anni, ma i dati UCIMU più recenti mostrano un primo trimestre 2018 in notevole flessione (anche se – dicono – “non preoccupante”). Basti pensare, per esempio, al -25,8% degli ordini raccolti dai costruttori italiani sul mercato domestico.
Vero è – e lo ha fatto notare proprio il presidente di UCIMU, Massimo Carboniero – che il risultato di questi primi tre mesi può essere considerato un “effetto rimbalzo” al picco di ordini di fine 2017 derivante, molto probabilmente, dall’incertezza diffusa in merito alla conferma o meno del rinnovo dei provvedimenti di super e iper ammortamento da parte del Governo. Incertezza che aveva spinto molte imprese ad anticipare entro la fine dello scorso anno alcuni investimenti in questo ambito.
Io credo, in ogni caso, che risultati come quelli raggiunti nel 2016 e 2017 siano abbastanza difficili da mantenere, perlomeno a quei livelli. Ciò nonostante, continuo a rifiutare l’idea che un’azienda manifatturiera acquisti delle macchine utensili unicamente perché ci sono delle agevolazioni. Chi compra dei macchinari lo fa perché ha lavoro e quindi sa come e dove impiegarli. E questo, a parer mio, è un dato di fatto.
Quello che non sappiamo è come sarà l’andamento economico dei prossimi anni.
Intendo dire che se il trend resterà positivo, allora le imprese manifatturiere continueranno a ricevere tanti ordini, per evadere i quali dovranno continuare a investire in macchinari e strumentazioni, sia nell’ottica di ampliare il proprio parco macchine sia nell’ottica di svecchiarlo.
Viceversa, se il mercato dovesse invece subire una battuta d’arresto o se comunque non dovesse avere crescite così sostanziali da spingere le imprese ad acquistare nuove strumentazioni perché quelle che hanno sono già sufficienti, allora effettivamente questo comparto potrebbe subire una notevole flessione, proprio perché di macchine utensili se ne venderanno meno. Ma, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere.
In genere infatti accade che scenari poco ottimistici (come quello che ho appena descritto) inneschino un meccanismo piuttosto interessante che inevitabilmente porta alla nascita di innovazioni.
In altre parole: quando un prodotto – che in questo caso è una macchina utensile – si vende bene, chi lo produce si troverà, da un lato, ad avere meno tempo a disposizione per fare ricerca e sviluppo al fine di migliorare il suo prodotto, e, dall’altro, avrà indubbiamente anche meno stimoli per farlo.