Chi lavora con noi deve essere motivato e coinvolto in quello che fa

Questo è uno degli aspetti che consideriamo più importanti. Ma come motivare e coinvolgere i nostri collaboratori? Con condizioni contrattuali adeguate, questo è certo. Ma anche con il rispetto personale e della posizione che il collega occupa, con la la capacità di dare fiducia, responsabilità e il giusto riconoscimento quando è meritato.

Ci sono persone dotate di un carisma e di una capacità di coinvolgimento tali da riuscire a farci fare tutto quello che vogliono (o quasi).

Ebbene, qualche giorno fa mi sono trovato a riflettere proprio su di loro.

In genere queste persone hanno ottime competenze in ambito lavorativo (perché quelle ci vogliono, altrimenti difficilmente sono credibili) e al tempo stesso sono ottimi comunicatori, dotati di umiltà e spirito collaborativo. In alcuni casi si tratta di bravi tecnici commerciali, in altri di capi progetto.
Mi è capitato più volte di incontrarne nell’ambito di alcuni team di lavoro esterni a MICROingranaggi legati alla ricerca e sviluppo.
Io credo che da individui così si possa imparare molto.

Dico questo perché avere a che fare con le persone in ambito lavorativo, doverle gestire poiché costituiscono l’organico della tua azienda non è facile. Gli aspetti positivi e i vantaggi che se ne traggono sono tantissimi, ma resta comunque un lavoro complesso e, al tempo stesso, estremamente importante.

Intanto è essenziale che chi lavora insieme a noi sia soddisfatto di quello che fa e del contesto in cui si trova in modo da essere motivato a proseguire.

Una condizione, questa, estremamente importante non solo per quella persona, ma – come è facile immaginare – anche per noi e per la nostra azienda.

Ma come si motiva chi lavora per noi?

Partendo dal presupposto che ci devono essere condizioni contrattuali adeguate come condicio sine qua non di partenza, per tutto il resto contano moltissimo l’empatia e il carisma che riusciamo a trasmettere.

Io penso che doti come quelle che ho descritto all’inizio di questo post portino molto più in là rispetto a un atteggiamento rigido, severo e inflessibile. Certo, in qualche caso un po’ di durezza è necessaria, ma a livello generale penso sia meglio un rapporto incentrato sulla comunicazione.

A questo si aggiunge

il rispetto personale e della posizione che quella persona occupa. Ma anche la capacità di dare fiducia, responsabilità e il giusto riconoscimento quando è meritato.

Un altro tema essenziale e da tener sempre presente è quello legato al coinvolgimento dei nostri collaboratori nelle decisioni.

Vi faccio un esempio pratico. Tempo fa mi è capitato di avere a che fare con alcuni addetti al controllo qualità di un’azienda nostra cliente, i quali per svolgere uno specifico controllo su un pezzo utilizzavano uno strumento assolutamente non idoneo. Perché? Semplicemente perché la direzione non li aveva coinvolti in fase di acquisto e pertanto aveva scelto, seppur non in malafede o in ottica di risparmiare, il mezzo sbagliato. Penso che un comportamento del genere non abbia alcun senso e sia controproducente per tutti.

Per quanto sia possibile, per esempio, in MICROingranaggi cerchiamo sempre di coinvolgere i diretti interessati prima di acquistare una tecnologia. E questo è essenziale perché saranno loro poi a doverla utilizzare. Cosa dovrà avere in dotazione quel macchinario e cosa no? Oppure qual è la soluzione più ergonomica per il lavoro che si andrà a svolgere? O, ancora, quale sarà più versatile e completa? Quale consentirà un più facile apprendimento?

Siete d’accordo?

E con questa riflessione vi salutiamo, augurando a tutti una

buona estate!

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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