La soluzione è investire nella scuola, ma seriamente. Cosa che però non avviene.

La formazione ha un costo che non è detto che la scuola possa permettersi di sostenere. O, peggio, non è detto che la scuola voglia investire nella formazione di un docente con il rischio che, una volta formato, chieda il trasferimento altrove.

Scrivevo la settimana scorsa a proposito di molti istituti tecnici superiori di meccanica:
– i laboratori di fonderia non si fanno più per motivi di sicurezza;
– i laboratori di saldatura non si fanno più per motivi di sicurezza;
– i laboratori di torneria non si fanno più perché le macchine sono così obsolete da essere troppo costose per poter essere messe a norma.

E dove invece le macchine non sono così obsolete, quindi dove vi sono macchinari CNC, funziona tutto alla perfezione? No, a quanto pare non proprio.

Negli istituti in cui i macchinari CNC ci sono, non sempre vengono utilizzati perché non è così scontato che i docenti sappiano farli funzionare.

Incompetenza per mancanza di voglia di fare formazione? No, non mi pare sia questo il problema.

Come la logica porta a pensare, quando un’azienda decide di donare un macchinario a un istituto superiore fa un corso di formazione al docente incaricato (o ai docenti), che – una volta capaci di far funzionare la macchina – saranno anche in grado di trasmettere le nozioni ai ragazzi.
Semplice, giusto? No, non lo è.

E non è così semplice perché se il docente in questione conosce già in linea di massima il funzionamento di una macchina CNC, allora in un mesetto o poco più potrebbe riuscire a imparare le nozioni minime sufficienti per le applicazioni scolastiche.
Ma se il docente non ha nozioni di base, allora deve partire da zero e la faccenda si complica.
E si complica perché non solo si allungano i tempi, ma diventa anche economicamente oneroso, perché una formazione che parte dalle basi ha un costo che non è detto che la scuola possa permettersi di sostenere.
O, peggio, non è detto che la scuola voglia investire nella formazione di un docente con il rischio che, una volta formato, chieda il trasferimento altrove.

Quali soluzioni quindi?
Non so voi, ma a me ne viene in mente una sola:

investire nella scuola, ma seriamente. Cosa che però – a parer mio – non avviene.

C’è chi invece dice che le scuole di soldi ne hanno eccome, ma che non sanno spenderli nel modo giusto e pertanto li sprecano. Io qualche dubbio riguardo ce l’ho…

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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