Negli anni mi sono reso conto che due dei passaggi più critici dell’attività di chi produce componenti meccaniche e, più in particolare ingranaggi, sono la movimentazione dei pezzi e il packaging. Gli ingranaggi sono molto sensibili alle ammaccature (in genere provocate da collisioni nella movimentazione) e un ingranaggio ammaccato fa rumore. Di conseguenza:
l’ammaccatura è uno dei mali più grandi che chi fa il nostro mestiere deve combattere.
Può sembrare scontato, ma non lo è. Questo aspetto, infatti, viene spesso sottovalutato e considerato secondario dai produttori di particolari di piccole dimensioni e minuterie. Il fatto è che un produttore di ingranaggi può realizzare il miglior componente di sempre, di una qualità eccelsa, utilizzando tecnologie di ultimissima generazione, ma se poi quello stesso pezzo viene movimentato senza cura, ci sono buone probabilità che finisca per ammaccarsi e quindi per rovinarsi, rendendo vano tutto il lavoro fatto precedentemente. Un ingranaggio con un certo grado di qualità, infatti, deve restare tale fino a quando non viene consegnato al cliente.
Questo inevitabilmente ha un costo (di fatto perché la qualità ha un costo!), anche se spesso non è così facile da quantificare. Mi spiego meglio. Alcune spese sono facilmente misurabili: una manipolazione più accurata e di un certo tipo prevede per esempio l’utilizzo di particolari attrezzature e materiali, oltre naturalmente all’impiego di più tempo. Il dover inserire per esempio dei pezzi all’interno di un blister, uno a uno, richiede molto più tempo di quello che ci vorrebbe per rovesciarli tutti insieme in una scatola. Tempo traducibile in un costo, a cui va sommato quello relativo all’acquisto del blister stesso.
Una soluzione è quella di automatizzare le movimentazioni utilizzando robot o manipolatori, ma questo è possibile quasi esclusivamente nel caso di linee per grandi produzioni, e non sempre si tratta della situazione in cui si trova il contoterzista. È vero che l’automazione fa parecchi progressi e oggi i sistemi sono molto più flessibili, ma restano sempre degli ostacoli, soprattutto se consideriamo l’attuale tendenza delle nostre richieste che prevedono un aumento dei codici e una diminuzione dei lotti trattati.
Lo stesso discorso vale per il packaging. Esistono per esempio particolari imballi sottovuoto proprio per evitare alcune tipologie di deterioramenti – come per esempio l’ossidazione – spesso causati da trasporti in condizioni ostiche come quelle via mare. Considerazioni analoghe devono essere fatte in casi di stoccaggio per periodi medio-lunghi. Il nostro magazzino è riscaldato e condizionato, ma quello del cliente? In questi casi il rischio di ossidazione è alto e quindi è necessario ricorrere a packaging sottovuoto, all’utilizzo di liquidi o film protettivi specifici, di sali e così via.
I danni causati da errori di movimentazione e di imballo, inoltre, difficilmente sono intercettabili dal controllo qualità. Nel primo caso perché le ammaccature sono solitamente random, mentre nel secondo poiché si tratta di una operazione finale, successiva a tutti i controlli dimensionali.
Le voci di costo “movimentazione dei pezzi” e “packaging” non vengono da noi direttamente esplicitate in sede di preventivo, ma i clienti ne percepiscono il valore e l’importanza, e – secondo me – sono discriminanti che vengono tenute fortemente in considerazione quando si decide di affidarsi a un fornitore piuttosto che a un altro.