È sbagliato NON indicare il compenso in un’offerta di lavoro?

Non necessariamente. Prima di tutto – per come la vedo io – dipende dalla tipologia di profilo di cui si è alla ricerca…

Se state cercando un professionista competente per la vostra azienda, allora indicate chiaramente quanto siete disposti a spendere.
Oppure NO?

Diverse volte ho visto criticare il fatto che nelle offerte di lavoro non venisse indicato il compenso previsto per la risorsa ricercata. Ebbene, io non sono necessariamente d’accordo con questo punto di vista.

Prima di tutto – per come la vedo io – dipende dalla tipologia di profilo di cui si è alla ricerca.

Voglio dire che

se sto cercando una figura senza esperienza e, quindi, da formare, allora è probabile che parta da un compenso base e quindi può avere senso indicare la cifra.

Se invece sto cercando una figura più esperta, allora il discorso è diverso.
Intendo dire che – per quello che è il mio modo di lavorare – nel momento in cui sono alla ricerca di un profilo più esperto, significa anche che tendenzialmente sono anche aperto a diverse prospettive, diverse competenze, diverse qualifiche.
Sarò quindi disposto a prendere in considerazione anche profili leggermente differenti da quello che avevo immaginato in un primo momento. E, al tempo stesso, sarò anche più flessibile per quel che riguarda il compenso (se, naturalmente, reputassi che ne vale davvero la pena).

Per questa ragione, secondo me,

in un caso come quello che ho appena citato, indicare il RAL o il compenso netto mensile in un’offerta di lavoro potrebbe precludere delle opportunità interessanti.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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