C’è una bella differenza tra misurare un ingranaggio e certificarlo

La misurazione serve a monitorare il livello qualitativo dei pezzi durante il processo produttivo, la certificazione invece ad attestarne in modo ufficiale la qualità a fine lavorazione. Due attività diverse, che insieme contribuiscono a garantire il livello del prodotto finale.

Mi occupo di ingranaggi da molti anni e, con il tempo, ho notato che spesso – nel nostro settore – si fa confusione tra due concetti che a prima vista sembrano simili, ma che in realtà hanno finalità molto diverse.

Mi riferisco alla

differenza sostanziale che c’è tra misurare un ingranaggio e certificarlo.

Perché

sono, sì, due facce della stessa medaglia che contribuiscono a garantire un’elevata qualità del prodotto finale, ma restano comunque due aspetti ben distinti.

Partiamo dalla misurazione.
In genere misuriamo un pezzo per monitorare la lavorazione in corso e intervenire tempestivamente in caso di difetti. In questo senso, la misurazione è uno strumento essenziale, soprattutto per le verifiche interne.
Per misurare un ingranaggio possiamo ricorrere a diversi strumenti: dai tastatori a punti ai CMM fino ai sistemi ottici o laser scanner. Questi ultimi, in particolare, garantiscono rapidità, acquisizione massiva di dati e la possibilità di effettuare controlli direttamente in linea di produzione.
Quando, invece, si entra nel campo della certificazione della qualità secondo una Norma (ad esempio la ISO 1328), il discorso cambia. La normativa richiede infatti la misura a contatto e in scansione continua, la verifica di parametri ben precisi come profilo evolvente, linea d’elica, divisione singola e cumulativa, runout. E, com’è facile immaginare, prevede anche l’utilizzo di strumenti tracciabili e conformi ai principi della metrologia riconosciuta a livello internazionale.

Perché quindi questa differenza? Certamente non perché sistemi ottici o laser scanner non “funzionino” bene come gli altri, ma perché la normativa internazionale non ha ancora recepito ufficialmente queste tecnologie come metodi certificativi equivalenti.
In futuro, con ogni probabilità, si assisterà una sorta di convergenza, fatta di sistemi ibridi, nuove norme e maggiore spazio alle tecnologie non a contatto.

Quindi, tornando al tema di questo articolo:

misurazione e certificazione sono due aspetti ben distinti.
la prima è utile per monitorare il livello qualitativo dei pezzi durante il processo produttivo, mentre la seconda ne attesta in modo ufficiale la qualità a fine lavorazione.

E infine c’è il tema della percentuale di ingranaggi da misurare all’interno di un lotto di produzione. Un argomento diverso, ma che rientra comunque nel grande capitolo della qualità. Anche qui esistono norme di riferimento, che però non sono vincolanti. Si può decidere, ad esempio, di applicare uno standard di campionamento statistico (come l’ISO 2859), oppure di impostare un piano di controllo interno.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

Tutti i suoi articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli recenti

Non è (quasi mai) solo una questione di prezzo. C’è qualcosa che pesa ancora di più

Vuoi per la lingua, per la cultura, o per una sorta di (in)conscio e istintivo senso di appartenenza, molti player della meccanica saranno disposti, se necessario, anche a spendere qualcosa in più pur di avere la certezza della qualità, dell’affidabilità e di un rapporto diretto con il fornitore che “parli la stessa lingua”, in senso lato. A due condizioni però: servizio e qualità devono esserci.

Una soluzione ideale per il settore agricolo

Compatto, silenzioso e affidabile, il nostro riduttore epicicloidale R35 è progettato per rispondere alle esigenze di un comparto che richiede soluzioni robuste ma leggere, capaci di mantenere precisione e continuità di funzionamento anche in condizioni difficili.

Un aiuto fiscale alle aziende fa sempre bene

Ma se parliamo di trasformazione digitale – con tutto ciò che il termine implica – serve la consapevolezza che non la si fa solo comprando macchine nuove, ma anche facendole dialogare tra loro, capendo cosa succede davvero in produzione e usando quei dati per lavorare meglio ogni giorno. E per fare tutto questo occorrono tempi tecnici fisiologici e non comprimibili.