L’Industria 4.0 è probabilmente il tema più discusso del momento, anche io ne ho parlato in questo blog più volte. Ma a livello concreto a che punto siamo oggi?
Circa un mese fa il Ministro Calenda e Matteo Renzi hanno presentato il Piano Nazionale Industria 4.0 previsto dal Governo. Cosa ne pensate davvero?
Faccio qualche considerazione…
Il fulcro dell’Industria 4.0 è l’interconnessione, l’integrazione di sistemi e processi. Vien da sé quindi che chi resta fuori da questo contesto, non viene visto dagli altri player e smette di crescere.
Parlando però di interconnessione e integrazione mi viene in mente un episodio accaduto qualche anno fa in ambito automotive. Quando l’elettronica iniziava a essere una parte preponderante nelle automobili, sorsero non pochi problemi legati al fatto che le centraline montate sulle auto erano prodotte da fornitori diversi, in periodi differenti e pertanto avevano difficoltà a dialogare fra loro. Il problema venne poi di fatto risolto con la nascita di una sorta di ‘duopolio’ del mercato Magneti Marelli/Bosch che, avendo assorbito i piccoli, diede il via a una omologazione degli standard.
Se torniamo quindi a parlare di Smart Factory, il mio primo dubbio è questo: a livello aziendale potrebbe verificarsi un problema analogo? L’obiettivo è certamente quello di arrivare a parlare la stessa lingua, ma è verosimile che ciò accada? E se sì, quanto dovremo aspettare?
C’è poi chi si domanda se il piano Piano Nazionale Industria 4.0 proposto dal Governo sia davvero concreto oppure la solita mossa pre-campagna elettorale. Difficile dirlo. Il super ammortamento fino al 140% introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 che consente alle aziende che investono in beni strumentali di ammortizzare fiscalmente il bene al 140% invece del 100% è stato effettivamente attuato. Ovviamente con delle limitazioni: possono accedervi solo le realtà che rispondono a determinati parametri come l’avere un certo tipo di utile (che di questi tempi è tutt’altro che scontato) o come il perseguire una politica di investimenti costante e progressiva (ugualmente non scontato). Questo tipo di manovra da un lato è efficace perché va a premiare le realtà più virtuose, dall’altro però dà l’impressione di lasciar fuori la gran parte delle imprese del nostro paese perché, per una ragione o per l’altra, non sono rispondenti ai parametri richiesti.
Secondo me quindi non va tanto posto l’accento sul perché il Governo abbia presentato questo Piano, quanto piuttosto sulla reale possibilità di beneficiarne da parte delle imprese italiane. Possibilità che poi di fatto dipenderà fondamentalmente dalla reale consistenza dei capitali messi a disposizione.
Chiudo con un’ultima considerazione. Parlando delle realtà che compongono il tessuto industriale del nostro paese, vedo che le imprese più grandi si stanno comunque già muovendo in questa direzione indipendentemente dai finanziamenti governativi. Per le aziende medio-piccole è un po’ una scommessa e bisognerà capire quanto effettivamente l’imprenditoria del nostro paese ci crederà al punto da orientare o meno in quella direzione le proprie strategie economico-espansionistiche. Per quanto riguarda infine le aziende più piccole penso che per il modus operandi che da sempre le caratterizza sia il muoversi in funzione delle sollecitazioni che ricevono dall’esterno. Sollecitazioni che, per quanto riguarda le tecnologie per l’industria 4.0, a quanto mi risulta non stanno ancora arrivando…