Come sarà la nostra azienda tra cinque anni?

Nel post della settimana scorsa scrivevo che un investimento – tecnologico o legato alla formazione che sia – è sempre e comunque alla base dello sviluppo, perché se si smette di investire, si smette di crescere. Questo secondo me è essenziale e ne sono convinto da sempre.
Investire, però, vuol dire spendere soldi e spendere soldi in un momento di crisi è sempre una incognita, perché se si sbaglia si rischia, nella migliore delle ipotesi, di subire un danno economico e, nella peggiore, di dover chiudere.

L’economista austriaco Peter Drucker sosteneva che dietro ogni impresa di successo c’è sempre qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa e io sono sostanzialmente d’accordo con lui. A patto però che si rifletta bene prima di decidere.
C’è una specie di esercizio che mi trovo periodicamente a fare e che mi piacerebbe proporvi. Immaginate di scendere le scale e uscire dal portone d’ingresso della vostra azienda e poi di rientrare, da quella stessa porta, tra cinque anni. Cosa vedete? La vostra azienda c’è ancora? È uguale a quella di oggi? Se c’è qualcosa di diverso, che cosa è cambiato?

Bisogna avere, in altre parole, la capacità di prevedere quello che accadrà nel prossimo quinquennio.
Cinque anni perché, in un periodo storico come questo e per un settore come quello degli ingranaggi, è un lasso temporale ragionevole per pianificare uno o più investimenti, o anche per acquisire una tecnologia (o un know-how). Se si decide infatti di testare, per esempio, una nuova tecnologia, occorrono a parer mio due o tre anni per capirla e prenderci confidenza e poi altri due per affinarla. Cinque anni in totale, quindi, per averla in pugno e saperla usare bene.
Inutile dire, ovviamente, che ogni settore ha la sua velocità di evoluzione e su questa è necessario tararsi.

Una volta si potevano fare previsioni più a lungo termine. Ricordo ancora quando, intorno alla metà degli anni Novanta, ho visto per la prima volta a una fiera tedesca una dentatrice a controllo numerico e mi sono reso conto di tutto quello che mi avrebbe permesso di fare (all’epoca le dentatrici erano quasi tutte meccaniche). Quando sono tornato con l’idea di acquistarne una per MICROingranaggi, erano tutti fortemente contrari. “Anche se è molto più veloce” mi dicevano, “non è possibile che quella macchina abbia la stessa capacità produttiva di cinque dentatrici classiche usate che potresti comprare con la stessa cifra”. Nulla di più vero. Da un punto di vista prettamente numerico avevano perfettamente ragione. Solo che con le cinque dentatrici classiche avrei potuto produrre cinque ingranaggi tradizionali, mentre con la macchina cnc avrei potuto realizzare degli ingranaggi che con una dentatrice tradizionale non avrei potuto fare. Fortunatamente poi il mercato mi ha dato ragione e il mio investimento si è rivelato corretto.

Oggi, nonostante l’esperienza acquisita, è molto più difficile fare previsioni a lungo termine, soprattutto a causa della velocità che il mondo del lavoro ha rispetto a quella che aveva una volta. Le cose cambiano frequentemente e rapidamente e questo in parte mi preoccupa, perché è proprio la visione che a volte permette di anticipare il mercato e quindi di pianificare con più calma gli investimenti.

Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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