“Se non verranno fissati dei limiti a questi prezzi, alla speculazione che agisce su costi di gas ed energia elettrica, la situazione potrebbe, nel prossimo periodo, non essere sostenuta da molte imprese”.
A lanciare l’allarme è ancora una volta Alberto Conte, Vicedirettore Generale di A.P.I. Associazione Piccole e Medie Industrie, nonché responsabile del Servizio Energia, e questa volta lo fa dalle pagine del nostro MICROjournal.
In qualità di associati A.P.I. ormai da diversi anni, abbiamo infatti voluto incontrare una figura chiave in tema di energia – Alberto Conte, appunto – al fine di capire insieme a lui qual è esattamente la situazione attuale, quali scenari ci attendono, e soprattutto quali consigli è in grado di dare alle imprese manifatturiere del nostro paese che, come MICROingranaggi, stanno affrontando questo complesso momento dovuto al caro energia, intensificato dalla crisi del gas.
Signor Conte, ci può fare un quadro della situazione attuale da quello che è il vostro osservatorio?
“La situazione attuale è complessa. A livello italiano ed europeo risentiamo purtroppo di alcune mancate scelte di politica energetica, che tenessero conto della nostra dipendenza dall’estero sul fronte delle energie primarie. Questo ci ha portati, nell’ultimo anno, a risentire degli effetti di una speculazione che ha approfittato di questa situazione e che, sommata all’aumento dei prezzi delle materie prime, si è trasformata in una miscela esplosiva per privati e imprese.
Come Associazione, da un anno a questa parte, abbiamo chiesto alla politica nazionale ed europea di intervenire, senza però, fino a oggi, ottenere risultati nonostante le tante discussioni. Già lo scorso marzo si parlava, infatti, di tetto al prezzo del gas e ai costi energetici, ma nella pratica ancora nulla è stato deciso in via definitiva per interessi divergenti a livello europeo.
Se non verranno fissati dei limiti a questi prezzi, alla speculazione che agisce su costi di gas ed energia elettrica, la situazione potrebbe, nel prossimo periodo, non essere sostenuta da molte imprese, a partire da quelle più energivore”.
Il caro energia è un problema che tocca in primis le realtà più energivore, ma a esserne coinvolto è un po’ tutto il manifatturiero. All’interno di questo scenario come vedete reagire le imprese?
“Molte realtà stanno cercando di sopportare questa situazione aumentando i prezzi per quanto possibile e a seconda del mercato in cui si trovano, ma anche rallentando leggermente la produzione, come dimostra il calo dei consumi energetici del 4/5% registrato nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2021. Una reazione che, dal nostro punto di vista, è assolutamente ragionevole e fisiologica: quando i costi vanno fuori scala è normale lavorare sul risparmio energetico, ma anche abbassare i consumi riducendo la produzione.
Per cercare di reagire a una situazione complessa come quella attuale, oggi come oggi una impresa può muoversi sostanzialmente su due fronti: da un lato autoproducendo l’energia da fonti rinnovabili e, dall’altro, mettendo in pista una strategia strutturata di efficienza energetica con l’obiettivo di mantenere lo stesso livello di produzione a fronte di un minor consumo, il che nella pratica si traduce nel dare il via a interventi mirati che vadano a coinvolgere svariati aspetti della propria realtà produttiva.
Da diversi anni A.P.I. supporta le imprese nell’applicazione di queste soluzioni, e lo fa con il supporto di partner tecnici evoluti come Energy Saving SpA”.
Quali consigli si sente di dare A.P.I. alle aziende in materia di energia?
“Il primo consiglio che ci sentiamo di dare è sicuramente quello di non rimanere isolati e di non muoversi senza avere le idee chiare. Tutte le realtà che oggi fanno parte dei nostri gruppi d’acquisto, infatti, beneficiano comunque, nonostante il periodo complesso, di condizioni più vantaggiose rispetto a quelle attualmente percepibili sul mercato. Senza contare che queste aziende vengono anche guidate sia nel capire quale sarà l’andamento dei prezzi sia nel fare scelte il più possibile mirate in materia di risparmio energetico. Esiste, infatti, una serie di soluzioni tecniche che proponiamo alle imprese, attraverso partner A.P.I., per individuare quelle che possono offrire maggior beneficio a ciascuna impresa a seconda della specifica situazione.
Qualora inoltre dovessero entrare in gioco dei razionamenti, cosa che potrebbe accadere se venisse superato un certo livello di criticità, sarà secondo me fondamentale essere aggiornati e allineati nel muoversi secondo quello che la normativa man mano introdurrà”.
Come funziona un gruppo d’acquisto e quali risparmi concreti in materia di energia si possono ottenere?
“Entrare a far parte di un gruppo d’acquisto significa entrare a far parte di una realtà che fa da grande ufficio acquisti in ambito energetico per le aziende associate.
Da oltre vent’anni esistono questi gruppi d’acquisto, grazie ai quali, in funzione delle oscillazioni di mercato e delle condizioni di ogni singola realtà, le nostre imprese hanno ottenuto risparmi economici importanti e che, mediamente, sono stati compresi tra il 15% e il 25% rispetto al mercato o a quanto spendevano precedentemente.
Da quando esistono, i nostri gruppi di acquisto hanno permesso alle imprese di risparmiare complessivamente oltre 50 milioni di euro”.
Quali scenari futuri si prospettano? E quali, secondo voi, le possibili soluzioni?
“Scenari in cui ci verrà chiesta una vera e propria austerity per cercare di ridurre i consumi, perché solo riducendo i consumi e producendo elettricità con altre fonti si riuscirà a compensare il gap in termini di fonti di energia primaria.
E poi, in grande parte, il futuro dipenderà anche da qualcosa che è al di fuori del nostro controllo, vale a dire il clima. Se l’inverno sarà mite come quello dello scorso anno, si dovrebbe riuscire a passare attraverso un livello di austerity non eccessivamente elevato. In caso invece di stagione invernale particolarmente rigida, avremo a che fare con delle azioni di razionamento delle forniture secondo piani previsti dal governo in funzione del livello di criticità”.