L’Italia non è fatta da grandi multinazionali. Lo so io e lo sapete anche voi.
Ma questo è davvero un problema?
Qualche settimana fa scrivevo che tra Covid, guerra, caro energia e crisi delle materie prime, siamo bersagliati da tutte le parti. E, anche a causa del perseverare di questo periodo avverso, molte imprese probabilmente ne risentiranno. Alcune addirittura chiuderanno.
E quelle che chiuderanno saranno, presumibilmente, realtà di piccole o medie dimensioni. Proprio perché il tessuto industriale italiano è costituito prevalentemente da micro, piccole e medie imprese.
Questo, però, non significa affatto che la ripresa dell’economia italiana sarà più problematica di quella del resto d’Europa. Voglio dire che non credo che faremo più fatica di altri perché le nostre imprese sono micro, piccole e medie.
Periodicamente torna infatti questo dilemma: “accettare l’idea che un paese possa fare a meno delle grandi imprese è un errore”.
Ebbene: io non sono d’accordo.
L’Italia non è fatta da multinazionali, verissimo.
Ma vorrei sottolineare che a fianco di tutte quelle multinazionali che, a detta di molti, fanno grande e forte l’economia di un paese, esistono – a livello di indotto – decine di migliaia di aziende più piccole. Aziende che sono fornitori, consulenti, società di progettazione, di manutenzione e via dicendo. Aziende come MICROingranaggi.
Intendo dire che
il nostro tessuto industriale è fatto di società medio piccole, ma sono proprio queste imprese a tenere insieme, a far funzionare tante di quelle multinazionali. Sbaglio?
Non mi piace sentir dire che noi non ci siamo, che le nostre imprese contano meno perché sono piccole.