Non molto tempo fa siamo stati contattati da un’azienda che aveva appena brevettato una soluzione molto interessante per una fase specifica della produzione di scarpe. Vorrei dire di più in proposito, ma purtroppo – come al solito – non mi è possibile. Quello che però posso dire è che questa soluzione era stata commissionata dal produttore di scarpe a uno studio di progettazione, il quale – al momento di scegliere quale attuatore lineare integrare – aveva optato per il prodotto che in quel momento gli era sembrato più valido tra una varietà abbastanza ampia trovata su un catalogo online. Dopo pochi test, però, l’attuatore lineare non ha retto, rendendo di fatto la soluzione inutilizzabile.
Perché è successo? Perché i consulenti incaricati del progetto – pure essendo molto validi – non avevano la competenza necessaria in materia di attuatori lineari. Fisiologicamente non avevano quella competenza, perché non si può sapere tutto di tutto. Che questo sia chiaro.
Parto da questo episodio per sollevare una questione di cui mi piacerebbe discutere con voi.
Da una parte ci sono le industrie manifatturiere con l’ufficio di progettazione al proprio interno. Dall’altra ci sono gli studi di progettazione esterni alle aziende.
Quale delle due situazioni è migliore? Chi – in linea di massima – riesce a ottenere risultati di livello più alto?
DIPENDE. Non credo ci sia una sola verità. Tutto può funzionare o non funzionare e questo dipende soprattutto dalla capacità delle persone coinvolte e dall’esperienza che hanno maturato.
Quello che però vedo accadere – soprattutto in momenti economicamente difficili – è che ci sono realtà che accettano commesse per le quali non hanno sufficiente esperienza, né le competenze necessarie.
Il problema è che in un mestiere come il nostro (e in questo caso mi riferisco nello specifico alla progettazione meccanica) non si può improvvisare. Se si improvvisa, difficilmente viene fuori qualcosa di buono.
Sulla base della mia esperienza posso dire che certamente uno studio di progettazione “puro” (e quindi non parte di un’azienda manifatturiera) avrà al suo interno diverse competenze, trasversali ai vari settori e derivanti dalla preparazione di ciascun singolo professionista. Questo darà la possibilità di offrire al mercato uno sguardo più ampio derivante da un approccio multisettoriale.
Altrettanto probabile è che tale studio sia anche dotato di software più avanzati.
Vero è anche, però, che – dalla parte opposta – i progettisti interni di un’azienda avranno maturato più esperienza settoriale e potranno mantenere un costante dialogo con la produzione e con il controllo qualità, acquisendo quindi maggiori competenze nell’ambito di quelle specifiche tecnologie di produzione, assemblaggio e testing.
Quindi
meglio un ufficio tecnico interno o esterno all’azienda? Dipende.
Nel caso specifico di MICROingranaggi, ci poniamo come una sorta di via di mezzo.
Siamo nati come contoterzisti, ma – a un certo punto della nostra storia – abbiamo pensato di affiancare al reparto produttivo un ufficio tecnico interno che si occupasse proprio di progettazione. Il nostro obiettivo era ed è quello di offrire ai clienti i vantaggi di entrambe le situazioni.
Mettiamo a disposizione del mercato uno studio di progettazione esterno a tutti gli effetti, ma con le competenze pratiche di chi produce, misura, assembla e testa tutti giorni da quasi 50 anni, offrendo quindi una collaborazione che crediamo preziosa sia per studi di progettazione che agli uffici tecnici dei clienti stessi.